domenica, settembre 30, 2007

Il rumore del cuore

L'altro giorno ho fatto un ecocardiodoppler. Nessun problema, sto benone, il dottore che doveva rilasciarmi il certificato medico per la palestra era particolarmente scrupoloso e, dato che aveva rilevato un po' di aritmia cardiaca, ha voluto farmi fare anche questo esame.

Si tratta, in sintesi, di una ecografia al cuore e dura pochi minuti. Niente di strano o sconvolgente. Ero tranquillo, dato che non ho mai avuto problemi cardiaci nè mai sofferto di palpitazioni o cose simili. La cosa che mi ha colpito però è che, per la prima volta, ho visto il mio cuore e ne ho sentito il rumore. Ok, era una vista da ecografia (come quelle che fanno le donne in gravidanza) e il rumore era immerso in quello strano effetto che fa la macchina dell'ecodoppler (chi ha visto ER lo conosce bene, he he).

Eccolo lì, il mio cuore. Non è poi così grande. A vederlo così, in quella forma e attraverso l'occhio freddo di quella macchina, sembra quasi qualcosa di poco interessante e poco affascinante. Eppure... lì dentro c'è un mondo intero, ci sono una infinità di cose, di sensazioni e di sentimenti. O almeno, questo è ciò che noi esseri umani vogliamo credere e che io voglio convincermi di sentire. Chissà che succede tra quelle vene, quelle valvole e quei canali. Sembra quasi che quel cuore non abbia mai subito danni o ferite... forse è stato capace di guarire da quelle più profonde, ma questo l'ecodoppler non è in grado di mostrarlo.

Alla fine dell'esame ero contento, perchè ho visto che è un cuore che sta bene, nonostante tutto... che continua a battere e che forse lo vuol fare ancora più forte, sempre più forte e più intensamente.

O forse sto solo aspettando colei che sappia guardare nel mio cuore e vedere cosa c'è lì dentro ancora più in fondo di un ecodoppler.

giovedì, settembre 27, 2007

Cercare la luce

"La cosa più terribile non è che il mondo ci sia ostile ma che ci sia indifferente. Ma se noi accettiamo questa realtà allora l'essere umano acquista un senso. Per quanto infinita sia l'oscurità, noi dobbiamo continuare a cercare la nostra luce"

Stanley Kubrick

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Sempre in viaggio verso Giove e oltre l'infinito.


mercoledì, settembre 26, 2007

Connessioni

Una volta c'erano gli amici di penna. Persone con le quali si corrispondeva su un argomento o una passione comune e con le quali poteva nascere un'amicizia a distanza. Tempi lontani, lontanissimi. Oggi internet ha abbreviato enormemente le distanze e ha facilitato la comunicazione tra gli individui e così, grazie ai forum, ai blog, a Messenger e compagnia bella, è assai più facile scoprire amicizie e connessioni con persone fisicamente e geograficamente lontane.

Ho così scoperto alcune magnifiche persone e ho trovato amicizie oggi importantissime ed irrinunciabili. Grazie ad una passione condivisa (nel mio caso, la musica di John Williams -- tanto per cambiare, he he) mi ritrovo a conversare di tante cose in modo diretto e spontaneo con persone che vivono negli Stati Uniti, in Portogallo, in Inghilterra e in varie parti del mondo.

Ancora più bello è quando si trova una persona molto simile e vicina, con cui si sente immediatamente di aver trovato una connessione diretta e speciale. Stasera sono stato a chiacchierare a lungo su msn con il mio amico portoghese Miguel. E' incredibile come con alcune persone ci si lasci andare a conversazioni intime e profonde, sebbene non le si abbia mai incontrate "dal vivo".

Il vivere quotidiano e routinario contemporaneo della nostra società occidentale porta con sè un rigido schema di formalità e di etichette che spesso e volentieri non lasciano spazio ad esprimersi come si vorrebbe davvero, soprattutto nelle relazioni interpersonali. Questo fa sentire distaccati dal proprio mondo interiore e, in alcuni, spinge alla ricerca di rifugi altrove e il web lo è diventato per antonomasia. Tuttavia, quando lo si usa nella maniera più sana e non diventa così sterile ossessione o triste palliativo, può alimentare e carburare un motore comunicativo interiore forse un po' inceppato. Così si può tessere una tela di connessioni che possono incastrarsi perfettamente come i mattoncini di Lego.

Oggi posso dire di essere una persona sicuramente più ricca e fortunata grazie alle amicizie (in particolar modo quelle che ho potuto coltivare in modo fecondo e ravvicinato) che ho trovato sulla rete. Il web è davvero un posto strano, sorprendente, ambiguo, contraddittorio... ma forse è la vera rivoluzione di cui possiamo disporre. Soprattutto quando porta con sè sorprese inattese e sublimi consonanze.

lunedì, settembre 24, 2007

Sfuggire alla luce


"Sfuggì alla luce e alla conoscenza che la luce implicava e per questo tornò in sè. Così fa il resto di noi; così fanno i migliori di noi."


(Stephen King, L'ultimo cavaliere - La Torre Nera Vol.1)

Passeggiate solitarie per il centro di Milano

Milano è una città dove sembra che tutti corrano, che abbiano tutti fretta. Camminare speditamente per le vie del centro della città sembra essere un modo particolare che i milanesi hanno per nascondersi e confondersi anonimamente tra la gente.

Mi piace camminare. Ho il passo spedito, deciso e ritmato, anche se me la prendo un po' più comoda del "milanese-sempre-di-corsa". Amo muovere i miei piedi con una cadenza costante, guardando sempre di fronte a me, curiosando e sbirciando i luoghi e le persone, con lo sguardo quasi sempre mascherato dietro agli occhiali da sole. E mi piace farlo soprattutto da solo.

Mi piace camminare per le vie del centro, anche quando non ho una meta specifica o un appuntamento. Sabato ero a spasso per via Torino, sono andato a farmi un giro da Fnac (dove ho finalmente comprato una piccola macchina fotografica digitale, dopo diverso tempo che gli facevo il filo). Esaurita la funzione shopping, mi sono lasciato trasportare dai miei piedi e dalle mie gambe. Mi piace prendere direzioni sempre diverse, esplorare strade alternative, guardarmi intorno e godermi l'aria settembrina e la luce di un sole che ancora scalda. E il mio sguardo cade volentieri sulle molte ragazze carine che assiepano le vie del centro.

Portatemi sempre dove volete, cari miei piedi. Non smettete mai di muovervi. Con il sole sopra di me e l'anima leggera, posso arrivare dove voglio.

venerdì, settembre 21, 2007

Unheimliche

La mia vita onirica è molto attiva e feconda. Sono una di quelle persone che fortunatamente si ricorda abbastanza vividamente e senza troppa fatica dei propri sogni notturni e delle proprie esperienze oniriche, anche dopo un lungo periodo di tempo, soprattutto nel caso di sogni molto intensi o ricchi di significato. Non passo molto tempo ad analizzarli e a trovare tutti i significati nascosti (e che so' pissicanalista io?), ma piuttosto mi piace fermarmi a ripensarne e a riviverbe le atmosfere, i segni, le immagini... un po' come un film (che sono quanto di più vicino ai sogni esista nella vita conscia, ovviamente).

Mi capita spesso infatti di fare sogni con atmosfere molto simili e collegate tra loro: i miei sogni sono frequentemente ambientati di notte, o comunque immersi in una luce oscura. E anche quando interviene l'illuminazione c'è sempre qualcosa che non mi è totalmente chiaro. Tutto questo, sia nel sogno che quando ci ripenso, mi mette in uno stato di allerta e di sottile inquietudine. Ma più di ogni altra cosa sono i luoghi dei miei sogni a gettarmi in uno stato di quasi angoscia. I luoghi dei miei sogni sono infatti strani, attraversati da un'atmosfera molto particolare. Anche quando sogno di essere in luoghi familiari, c'è sempre qualcosa che li rende diversi, più oscuri e più angosciosi. Un esempio che mi balza subito in mente è la portineria del palazzo dove vivo e sono cresciuto: già a vederla così non è che ispiri calore e sicurezza, ma nel sogno diventa quasi l'antro di un orco, illuminato solo da luci fioche o da candele tenui, immerso in un drappo tetro e quasi lugubre.

Nei luoghi dei miei sogni, io sono spesso perso come dentro un labirinto, alla ricerca di una via d'uscita che inevitabilmente si trasforma in un cul de sac (The Shining, anyone?) o che mi conduce da tutt'altra parte rispetto a quella in cui pensavo di trovarmi.

Non sono incubi comunque, o almeno io non li definisco tali. Anzi, quando ci ripenso provo una sensazione di misterioso fascino mista ad inquietudine. Sì, perchè il mistero dei sogni genera pensieri creativi, circondati da quell'elemento di inspiegabilità e di fantasiosa irrazionalità che è così raro nella vita conscia, in cui praticamente tutto ha la sua logica spiegazione di azione/reazione.

Con l'aiuto del buon vecchio Sigmund Freud, questo stato d'animo e queste sensazioni suppongo si possano riassumere con una parola: perturbante (unheimliche in tedesco). Ecco come lo definisce il Sigismondo:
"il perturbante è quella sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare."
Lo trovo meraviglioso: spaventoso e familiare sono due termini ossimorici, quasi antitetici. Il perturbante, come dice Freud, è ciò che scaturisce dal loro incontro... ciò che dovrebbe rimanere nascosto, segreto... e che invece è affiorato. La cosa che mi affascina e mi riempie di curiosità è che, dentro di noi, c'è un mondo gigantesco che rimane in gran parte celato e che affiora soltanto in alcune occasioni e in alcuni stati.

A volte sono le cose più familiari a nascondere i lati più oscuri e spaventosi... mi viene in mente la bellissima scena de L'impero colpisce ancora in cui Luke Skywalker, durante una pausa del suo addestramento Jedi con il Maestro Yoda, decide di addentrarsi in una misteriosa ed oscura caverna e lì dentro troverà la sua più grande paura: Darth Vader; decide di affrontarlo con la spada laser; dopo alcuni spaventosi fendenti, Luke riesce a tagliare la testa del nemico, che rotola lugubramente per terra; il casco nero di Vader esplode e sotto la maschera rivela... il volto di Luke.

Ora vado a sognare.

Pleasant dreams to you all.

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Now playing: "Building a Mistery", Sarah McLachlan (dall'album Surfacing)

giovedì, settembre 20, 2007

Alla deriva

Non ho parole. Siamo davvero allo sbando. Vedere il direttore di un TG della rete pubblica nazionale che mima il gesto della rivoltella puntandola alla telecamera, dando in buona sostanza del terrorista e del delinquente a chi, come il sottoscritto, ha fatto la fila pacificamente e serenamente per dire BASTA! a questo marciume che è la politica italiana, mi ha fatto incazzare, preoccupare ed accapponare la pelle. E' chiaro che le sale del Palazzo hanno paura di tutto quello che Grillo e il V-Day hanno generato e che continuano a rappresentare. Ma, allo stesso tempo, rabbrividisco a trovare una nuova conferma dei metodi mafiosi di chi ci governa.

Forse in questo Belpaese la democrazia è morta già da tempo e (quasi) nessuno se ne è accorto. Ha vinto la P2 e il suo piano di "rinascita democratica".

Aiuto. Mi viene davvero voglia di fare le valigie ed andarmene a vivere in un paese veramente democratico. Ma forse, come diceva qualcuno, dobbiamo resistere, resistere, resistere.

martedì, settembre 18, 2007

Somatizzare

Bene, ho scoperto che anche io ho imparato a somatizzare lo stress, l'ansia e le insoddisfazioni attraverso il mio fisico. Cioè, non che non mi fosse mai capitato prima d'ora, ma nei giorni scorsi la cosa è stata per la prima volta vistosa e fastidiosa ed ha preso forma in un classico d'antan: colon irritabile. Per chi non lo sapesse, la patologia in questione provoca sintomi di gonfiore addominale, bruciore di stomaco, difficoltà nella digestione, crampi all'intestino. Ecco.

Ora pare che tutto sia tornato nella normalità, ma la cosa mi ha fatto pensare e riflettere un po', da bravo esegeta emotivo di me stesso quale sono. So bene quali sono state le cause di questa reazione somatica e non faccio fatica a capire quali sono i punti sui quali devo lavorare. In fondo, non ci vuole una scienza per analizzarmi e capirmi. Si tratta di non dimenticare di mettere sempre un po' di positività e di ottimismo in ciò che faccio durante il giorno, cercando sempre una spinta progressiva, per cambiare in meglio e per non stare fermi troppo a lungo. E ovviamente non lasciarsi trascinare nelle sabbie mobili delle piccole ansie e frustrazioni quotidiane. Insomma, come a dire: "perchè devo pensare ai dettagli, alle cosette piccole, grigie e inutili che mi stanno intorno quando ho un mondo enorme, gigantesco dentro di me, che carbura e alimenta un fuoco necessario e affascinante?".

Forse tutto questo appare un po' ovvio e risaputo, me ne rendo conto. Ma, a ben pensarci, mica poi così tanto.

Comunque, dicevo: questa cosa mi ha fatto nuovamente riflettere su quanto il corpo sia alla fine schiavo della mente, di quanto ne dipenda e se ne abbeveri avidamente. Mens sana in corpore sano, ovviamente e banalmente. Ogni tanto vorrei solo che questo cacchio di cervello non prendesse sempre il sopravvento. Una buona soluzione comunque è la cura 'Roger Rabbit'. Non sapete cos'è? Beh, avete presente il finale del film Chi ha incastrato Roger Rabbit? Quando ci sono tutti i personaggi Disney e Warner insieme, che vanno via insieme a Roger, Jessica e Eddie cantando l'allegra canzoncina "Dai, ridi, dai"? Ecco, proprio così: ridere! Provate a cantarla, quando c'è qualcosa che non gira come dovrebbe.

"dai ridi dai
che al vecchio mondo in fondo in fondo si sta ben
dai ridi dai
che la fortuna presto o tardi arriverà
niente nella vita è così brutto
e potrai gioire dopotutto
dai ridi dai!"

That's all, folks! :)
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Now playing: John Williams, "A New Name... A New Life", dalla colonna sonora del film Memoirs of a Geisha

giovedì, settembre 13, 2007

Lifeline, ovvero: il cuore di un grande musicista

Due settimane fa è uscito il nuovo album del grande Ben Harper, un cantautore tra i miei preferiti di sempre, a mio parere un vero artista a tutto tondo.

Amo molto questo musicista perchè è schietto, sincero dal profondo dell'anima, è romantico, non ha paura di esprimersi in maniera diretta, limpida e toccante attraverso la sua musica e i suoi testi. Ed è un musicista tecnicamente formidabile, doma la chitarra con un fuoco che pochi hanno. Spesso i critici e i musicologi per definirlo ed etichettarlo cercano di trovare le somiglianze con alcuni grandi del passato: Bob Dylan, Jimi Hendrix, Marvin Gaye, Otis Redding... la verità è che Ben racchiude come un miracoloso recipiente tante ispirazioni delle più diverse (dal rock anni '70 al soul classico, passando per il country d'autore fino alla musica nera roots e alle frange del rock indipendente degli anni '90 nel quale nasce), riuscendole a farle tutte proprie e a proporle in modo fresco ed affascinante.

Finora mi sono piaciuti tutti i suoi album, dal primo, Welcome to the Cruel World, fino all'ultimo uscito lo scorso anno, Both Sides of the Gun. Nutro poi un attaccamento particolare per Diamonds On the Inside poichè è associato ad un periodo particolare della mia vita. Ma farei un torto ad ognuno dei suoi dischi se facessi una semplice ed fredda classifica (come piace fare spesso invece agli statunitensi). Ogni suo album e ogni sua canzone è un elemento che fa parte di un processo artistico molto vivo ed intenso, o perlomeno io lo percepisco come tale.

Tuttavia, questo ultimo nuovo disco, Lifeline, è arrivato inaspettatamente, senza troppi clamori e a pochissima distanza dal precedente. Sono rimasto davvero travolto dalla vitalità e dalla passionalità che c'è in questo nuovo lavoro del grande Ben. E' un disco "pieno", sebbene contenga solo 11 tracce e duri poco più di 40 minuti. Ogni canzone è un piccolo viaggio, una stupenda istantanea scattata con gioia e vitalità, nel quale si sente tutta la voglia di fare musica di Ben e del suo gruppo, gli Innocent Criminals. E' vero, c'è un grande omaggio alla soul music vintage, ma non siamo di fronte ad un semplice esercizio di stile. Tutto è invece pensato, scritto e suonato con l'anima, in modo schietto e con una sincerità quasi commovente. Ecco, in questo disco Ben Harper ci fa vedere il suo cuore, senza timori e senza pudori, e lo regala ai suoi ascoltatori. E non è una cosa da tutti, specie di questi tempi.

Avevo avuto una grandiosa testimonianza della profondità di questo musicista al suo stupendo concerto dello scorso ottobre al DatchForum di Milano: durante l'esecuzione della bellissima "Where Could I Go?", Ben ha cantato una intera strofa della canzone senza microfono, ossia riversando tutta la potenza del suo canto e della sua anima soltanto attraverso la sua voce non amplificata, con gli occhi chiusi e con le braccia aperte rivolte al pubblico, come se volesse abbracciarlo tutto quanto... un momento da pelle d'oca, veramente incredibile.

In queste due settimane ho ascoltato il CD almeno 6 o 7 volte. Mi piacciono tutte le canzoni e faccio ancora fatica a scegliere le preferite. Ho già caricato tutto l'album sul mio iPod e credo che girerà ancora a lungo. Per ora mi faccio trascinare soprattutto da "Fool for a Lonesome Train", "Say You Will", mentre cado in contemplazione con la conclusiva e struggente "Lifeline". Cacchio, che cuore e che anima... anzi, soul...

Grande Ben. Grazie ancora una volta.

"Don't let them take the fight outta you"

sabato, settembre 08, 2007

V-Day

E' arrivato l'8 settembre: oggi è il V-Day, ovvero "Vaffanculo Day", l'iniziativa promossa da Beppe Grillo attraverso il suo blog per una raccolta di firme a proposta di una nuova legge denominata "Parlamento Pulito".

Generalmente non sono una persona che si fa troppo coinvolgere da iniziative di questo genere, ma questa volta sento che si tratta di una cosa importante. Sto infatti per uscire e dirigermi in Largo Cairoli, dove c'è il meet-up dei lettori milanesi del blog di Grillo.

La mia coscienza civile mi dice da un po' di tempo che è arrivato il momento di muovere le chiappe e darsi da fare. Se vogliamo perlomeno cominciare a cambiare un po' le cose di questo stramaledetto paese che sta andando a rotoli, dobbiamo iniziare a fare qualcosa, magari anche una cosa piccola, come la propria firma su una proposta di legge sacrosanta come quella del Parlamento pulito.

See you there, per chi ci sarà.

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UPDATE, 9/9/2007: ieri sera sono tornato dal ritrovo di Largo Cair0li, dove ho firmato la proposta di legge d'iniziativa popolare. A Milano dopo le 16.30 erano già finiti i moduli vidimati per la raccolta delle firme, io ce l'ho fatta proprio per un pelo. I ragazzi dell'organizzazione hanno parlato di 15.000 firme raccolte solo a Milano. Le altre piazze delle città d'Italia erano gremite. Trovo che sia un risultato impressionante, se si considera che tutto il tam-tam è stato fatto unicamente sul web, mentre è stato completamente ignorato da giornali e televisione. Oggi Repubblica parla di 300.000 firme raccolte in tutta Italia. Speriamo che ora qualcosa si muova, o che perlomeno cominci.

Sono rimasto colpito dalla civilità delle persone presenti, dalla gioia di tutte le persone, dai sorrisi sui volti e dal sentimento che si respirava. Ho visto una Milano che solitamente rimane nascosta e silenziosa. Non so se questo sia il segnale di un cambiamento profondo, ma certamente è qualcosa di positivo.

Sono invece rimasto al solito schifato dai commenti dei politichetti di turno letti oggi sul giornale che ovviamente si sono subito sentiti di dire la propria opinione, ossia i vari casinibindibersanitremonti. Ogni tanto sogno veramente che passi uno tsunami a Montecitorio e Palazzo Madama e si porti via tutti questi ignobili personaggi.

Ora vedremo che seguito avrà tutto questo. Speriamo davvero che l'indifferenza non uccida quanto di buono c'è in tutto questo.
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giovedì, settembre 06, 2007

Frangia, pelle abbronzata e piedi nudi


Un invito ad una festa a casa di amici. Vino, cibo, alcuni visi conosciuti, molti visi ignoti.

Mi guardo intorno, squadrando la situazione. Mi sembra tutto regolare, più o meno come al solito in questo genere di circostanze. Si sentono delle risate, la musica in sottofondo ogni tanto trasmette qualche melodia che conosco bene, canzoni che mi fanno compagnia spesso sul mio iPod.

Il mio sguardo cade sulle spalle. La pelle è abbronzata, leggermente scolorita dal primo "cambio di pelle" successivo alle vacanze. Si volta, mentre sto parlando con un'altra persona. Mi saluta con la testa inclinata e facendo un cenno con la mano.

Il resto della serata passa principalmente tra vino, vecchie conoscenze e chiacchiere assortite sotto l'effetto dell'alcol.

Ma ogni tanto gli occhi cercano quelle spalle abbronzate. E quello sguardo malizioso con la testa inclinata.

Adesso è sul letto, a gambe incrociate, con quel vestitino irresistibile. La sua frangia si muove mentre sta parlando animatamente con le sue amiche. Ora è a piedi nudi e sta ballando una specie di salsa, un po' da sola, un po' con una amica. Mi guarda, mentre sono sul terrazzo che sto fumando una sigaretta. "Cazzo è proprio carina", penso io mentre fumo la mia Pall Mall e la guardo ballare.

In questo momento mi offre una sigaretta. Mi guarda e mi sorride. Sta andando via. Ciao, arrivederci, piacere mio, smack-smack. Ciao.

"Cazzo, ti devo assolutamente rivedere presto", sto pensando.

Basta poco: la pelle abbronzata, le spalle scoperte, una frangia irriverente, i piedi nudi. E un viso che lascia un segno. Un paio di occhi che guardano in modo vispo e acuto. Una donna, insomma. Tanto per cambiare, ecco...