venerdì, ottobre 24, 2008

Delirio agghiacciante

Non ho parole.



"Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interno. In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perchè pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito... Lasciarli fare (gli universitari, ndr). Ritirare le forze di Polizia dalle strade e dalle Università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di Polizia e Carabinieri. Nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì... questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l'incendio".

Con le sue parole agghiaccianti, Cossiga non fa che confermare che la democrazia nel nostro Paese non esiste più (o forse non è mai esistita).

Stiamo arrivando al capolinea. Confesso che comincio a temere qualcosa di brutto, veramente brutto in arrivo. Spero di sbagliarmi, ma la sensazione è forte.

mercoledì, ottobre 22, 2008

Allo sfascio

Riporto questo pensiero di Pietro Calamandrei (courtesy of Blog di Beppe Grillo) risalente a più di 50 anni fa, su cui ci sarebbe molto da riflettere riguardo le vicende di questi giorni:
"Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica,intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di previlegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole , perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi,come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili,si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola previlegiata.Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare prevalenza alle scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico."

Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III congresso dell’Associazione a Difesa della Scuola Nazionale, a Roma l’11 febbraio 1950

Stanno sfasciando tutto e vogliono persino avere ragione. Vogliono il consenso e gli applausi. Vogliono mostrare i muscoli e forse addirittura raddrizzare le cose col manganello.

Sento puzza, ma forte puzza di fascismo (e anche di p2).

lunedì, ottobre 20, 2008

Tutti con lui

Roberto Saviano è una di quelle persone per cui mi sento ancora orgoglioso di essere italiano. Sarà che oramai ce ne sono rimasti pochi come lui: onesto, coraggioso, lucido, intelligente e col cuore grande. Un ragazzo della mia età, ed è questa la cosa che forse mi colpisce maggiormente e mi fa sentire così vicino a lui. E quando ho letto le sue parole l'altro giorno su Repubblica dove annuncia la scelta, dolorosa e sofferta, di voler lasciare il nostro paese, mi sono sentito quasi abbattuto e triste. Perchè viviamo in un diavolo di paese dove una persona come lui si ritrova costretta ad andarsene? Perchè?

Ho letto più volte le sue parole e sono rimasto colpito soprattutto da queste:
«Penso di aver diritto a una pausa. Ho pensato, in questo tempo, che cedere alla tentazione di indietreggiare non fosse una gran buona idea, non fosse soprattutto intelligente. Ho creduto che fosse assai stupido - oltre che indecente - rinunciare a se stessi, lasciarsi piegare da uomini di niente, gente che disprezzi per quel che pensa, per come agisce, per come vive, per quel che è nella più intima delle fibre ma, in questo momento, non vedo alcuna ragione per ostinarmi a vivere in questo modo, come prigioniero di me stesso, del mio libro, del mio successo. 'Fanculo il successo. Voglio una vita, ecco. Voglio una casa. Voglio innamorarmi, bere una birra in pubblico, andare in libreria e scegliermi un libro leggendo la quarta di copertina. Voglio passeggiare, prendere il sole, camminare sotto la pioggia, incontrare senza paura e senza spaventarla mia madre. Voglio avere intorno i miei amici e poter ridere e non dover parlare di me, sempre di me come se fossi un malato terminale e loro fossero alle prese con una visita noiosa eppure inevitabile. Cazzo, ho soltanto ventotto anni! E voglio ancora scrivere, scrivere, scrivere perché è quella la mia passione e la mia resistenza e io, per scrivere, ho bisogno di affondare le mani nella realtà, strofinarmela addosso, sentirne l' odore e il sudore e non vivere, come sterilizzato in una camera iperbarica, dentro una caserma dei carabinieri - oggi qui, domani lontano duecento chilometri - spostato come un pacco senza sapere che cosa è successo o può succedere. In uno stato di smarrimento e precarietà perenni che mi impedisce di pensare, di riflettere, di concentrarmi, quale che sia la cosa da fare. A volte mi sorprendo a pensare queste parole: rivoglio indietro la mia vita. Me le ripeto una a una, silenziosamente, tra me».
Chiunque abbia anche solo un grammo di cuore e sensibilità non può non rimanere colpito e toccato dalla lucida rabbia che affiora dalle parole di Roberto. Quando lui dice che la sua passione è scrivere e raccontare il mondo che lo circonda, e che per farlo uno scrittore deve necessariamente sporcarsi con la realtà, Roberto scrive una delle cose più vere che si possano dire a proposito della letteratura, e forse anche di qualunque mestiere che abbia a che fare con l'anima e la creatività.

Il coraggio, la forza e la determinazione che continua a dimostrare, a viso aperto, quasi con lo spirito di un nobile cavaliere, sono un esempio di costanza e di integrità morale di cui, oggi, tutti quanti abbiamo un grandissimo bisogno. Al di fuori di tutte le menzogne, delle idiozie, della vacuità da cui siamo costantemente circondati e bombardati.

Dobbiamo essere tutti con lui, sempre.

venerdì, ottobre 17, 2008

Sono qui!

Ci sono, cari amici blogger. Sono state due settimane piene di impegni e cose varie, che mi hanno fatto stare lontano da casa e dal computer. Sono stato a Roma e a Bari per lavoro, poi sono andato a Ghent, in Belgio, per fare un reportage per il mio sito web ColonneSonore.net e per trovare il mio fratellino che vive lassù.

Sto vivendo giornate molto serene, il mio stato d'animo personale è sul livello "very good!" e ciò non può che essere un bene, ovviamente. I miei progetti proseguono e qualcosa comincia anche a prendere forma. Ora devo solo stare attento a gestire bene il mio tempo.

I miei occhi guardano sempre il cielo e, con l'aiuto della mia macchinetta digitale, provo a fissare qualcosa. Ho una vera fissazione per le nuvole, questo ormai è chiaro... :)




Ci sentiamo molto presto, cari amici. Ve lo prometto!