giovedì, marzo 05, 2009

A mio papà

Un anno fa il mio babbo volava in cielo.

E' strano pensare che sia già passato tutto questo tempo, ma dopotutto un anno è solamente un istante, da molti punti di vista. In questi giorni ripenso spesso, nei dettagli, a tutto quello che capitò esattamente un anno fa. E' un insieme di tante sensazioni: pensieri, ricordi, immagini, suoni, odori. Alcune cose si sono cristallizzate in modo direi definitivo e totale. Altre sono circondate da un aura strana, sfumata e caliginosa.

L'elaborazione del lutto richiede tempo, pazienza e un lungo, grande lavoro di cuore e cervello.

I pensieri sono tanti stasera. Vorrei cercare di metterli qui, dandogli un qualche ordine, per lasciare una traccia e fare un piccolo tributo a modo mio alla memoria di mio padre.

L'assenza e la mancanza fisica si fanno sentire ancora tanto, anche se dopo un anno questo aspetto assume una dimensione molto diversa. E' strano ammetterlo, ma dopo un po' all'assenza ci si abitua. Si entra nell'ordine di idee quotidiano che quella persona non è più presente fisicamente a riempire quegli spazi. Ma mio padre è tutto fuorché sparito. Sento la sua presenza costantemente, insieme a me, a mia mamma e ai miei fratelli. Continua ad accompagnarmi tutti i giorni e sento sempre di più che è entrato dentro di me e dentro tutto ciò che ha vissuto.

Vedo mio padre quando mi guardo allo specchio, mentre mi faccio la barba e ripenso alla prima volta che mi rasai i baffetti a 13 anni insieme a lui. Lo vedo nel mio modo di muovermi e di parlare, nel mio modo di ridere e di parlare con gli altri. Lo sento quando, senza ragione, mi viene da usare certe espressioni in dialetto siciliano che lui spesso usava.

Vedo mio padre quando guardo i miei fratelli, soprattutto quelli più grandi che hanno figli. Lo vedo nel loro modo di muoversi, di parlare e nelle loro espressioni sul viso.

Vedo mio padre quando parlo con mia mamma, quando faccio con lei discorsi ormai da uomo adulto e quando lei mi fa domande da donna che ha vissuto tanto.

Lo vedo in tutte le tracce profonde che ha lasciato nei suoi figli, nei suoi nipoti e in tutto ciò che ha fatto qui nella sua vita terrena, in questi solchi immensi e pieni di amore, di gioia per la vita in tutte le sue forme.

Ricordo che nei giorni immediatamente seguenti alla sua morte capitava spesso che io, mia mamma e i miei fratelli ci mettessimo a guardare le sue fotografie, istanti cristallizzati di una vita intera. Fu davvero lancinante per me sentire quella sensazione di nostalgia e di assenza per una persona che solo fino a pochissimi giorni prima era in mezzo a noi. Ma allo stesso tempo, si faceva strada una sensazione assai meno luttuosa, molto più bella anche se non meno lancinante: guardando le sue foto di tanti momenti sparsi della sua vita, ho realizzato veramente la grandezza, la semplicità, l'inestimabile ricchezza di quella vita vissuta fino in fondo. Nei settanta anni che gli sono stati dati per vivere la sua vita, mio padre ha davvero incarnato la parabola evangelica dei Talenti, mettendo a frutto nel modo migliore le sue qualità e lasciando un'eredità immensa a tutti quelli che gli sono sopravvissuti.

Credo di essere riuscito ad accettare la morte di mio padre, seppur con fatica e con grande dolore. Continuo a pensare che se ne sia andato via troppo presto e che avrebbe meritato tantissimo almeno qualche anno ancora per godersi la cosiddetta vecchiaia insieme alla sua sposa e ai numerosissimi nipotini. Ma così non è stato e purtroppo da ciò non si può tornare indietro. Le razionalizzazioni legate alla sua malattia, ai se e ai ma, a tutto ciò che non è stato, preferisco metterle in uno scatolone e chiuderle in uno sgabuzzino. Mi serve molto di più pensare a ciò che mio padre ha vissuto e ha fatto.

Alcuni esseri umani vivono vite di dedizione al fare e al dare, nel senso più ampio e positivo, dal primo all'ultimo giorno. Mio padre è stato uno di questi. Un costruttore di bontà e amore. E io posso solamente ringraziarlo, tutti i giorni finchè avrò coscienza, per tutto quello che è stato capace di darmi, per tutto l'amore e il bene che ha riversato su di me e tutti i suoi figli. Tutto ciò che di buono c'è in me, lo devo a lui e a mia madre.

Mi manchi tantissimo papà. Ma so che ci sei e che sarai sempre qui.
Grazie di tutto. Ti voglio un sacco di bene.

"Where Dreams Are Born", dalla colonna sonora di A.I. Artificial Intelligence, musica di John Williams: