venerdì, maggio 29, 2009

Ritrovarsi

Una lunga assenza, la mia.

Immagino che vi siate chiesti che fine abbia fatto. Sono qui, ma negli ultimi tre mesi sono successe diverse cose che mi hanno tenuto lontano dalla mia Isola. Niente di grave, fortunatamente. Tuttavia, una serie di eventi, sentimenti e circostanze mi hanno tolto la necessità di lasciare un segno in questo piccolo spazietto personale.

Mi sono capitate cose belle. Occhi che mi guardano, mani che mi accarezzano.

Una persona unica e speciale.

Al tempo stesso ho realizzato che, negli ultimi cinque anni, ho vissuto con la testa sotto la sabbia, chiuso a riccio su me stesso ma incapace di guardarmi bene veramente, ostinandomi solo sul mio ombelico. Ero convinto di essere una persona assai meno complicata di quella che mi sto accorgendo di essere.

Adesso però ho capito qual è la strada da percorrere. Devo solo scrollarmi di dosso le paure e aprirmi veramente a tutto il bello che ho di fronte a me.

Io sono un uomo fortunato. Davvero.

Questa è la mia Isola. Non la voglio abbandonare. C'è ancora spazio per tanti pensieri, umori e, spero, soprattutto racconti. A coloro che passeranno ancora di qui, dico solamente grazie.

E' bello ritrovarsi.

giovedì, marzo 05, 2009

A mio papà

Un anno fa il mio babbo volava in cielo.

E' strano pensare che sia già passato tutto questo tempo, ma dopotutto un anno è solamente un istante, da molti punti di vista. In questi giorni ripenso spesso, nei dettagli, a tutto quello che capitò esattamente un anno fa. E' un insieme di tante sensazioni: pensieri, ricordi, immagini, suoni, odori. Alcune cose si sono cristallizzate in modo direi definitivo e totale. Altre sono circondate da un aura strana, sfumata e caliginosa.

L'elaborazione del lutto richiede tempo, pazienza e un lungo, grande lavoro di cuore e cervello.

I pensieri sono tanti stasera. Vorrei cercare di metterli qui, dandogli un qualche ordine, per lasciare una traccia e fare un piccolo tributo a modo mio alla memoria di mio padre.

L'assenza e la mancanza fisica si fanno sentire ancora tanto, anche se dopo un anno questo aspetto assume una dimensione molto diversa. E' strano ammetterlo, ma dopo un po' all'assenza ci si abitua. Si entra nell'ordine di idee quotidiano che quella persona non è più presente fisicamente a riempire quegli spazi. Ma mio padre è tutto fuorché sparito. Sento la sua presenza costantemente, insieme a me, a mia mamma e ai miei fratelli. Continua ad accompagnarmi tutti i giorni e sento sempre di più che è entrato dentro di me e dentro tutto ciò che ha vissuto.

Vedo mio padre quando mi guardo allo specchio, mentre mi faccio la barba e ripenso alla prima volta che mi rasai i baffetti a 13 anni insieme a lui. Lo vedo nel mio modo di muovermi e di parlare, nel mio modo di ridere e di parlare con gli altri. Lo sento quando, senza ragione, mi viene da usare certe espressioni in dialetto siciliano che lui spesso usava.

Vedo mio padre quando guardo i miei fratelli, soprattutto quelli più grandi che hanno figli. Lo vedo nel loro modo di muoversi, di parlare e nelle loro espressioni sul viso.

Vedo mio padre quando parlo con mia mamma, quando faccio con lei discorsi ormai da uomo adulto e quando lei mi fa domande da donna che ha vissuto tanto.

Lo vedo in tutte le tracce profonde che ha lasciato nei suoi figli, nei suoi nipoti e in tutto ciò che ha fatto qui nella sua vita terrena, in questi solchi immensi e pieni di amore, di gioia per la vita in tutte le sue forme.

Ricordo che nei giorni immediatamente seguenti alla sua morte capitava spesso che io, mia mamma e i miei fratelli ci mettessimo a guardare le sue fotografie, istanti cristallizzati di una vita intera. Fu davvero lancinante per me sentire quella sensazione di nostalgia e di assenza per una persona che solo fino a pochissimi giorni prima era in mezzo a noi. Ma allo stesso tempo, si faceva strada una sensazione assai meno luttuosa, molto più bella anche se non meno lancinante: guardando le sue foto di tanti momenti sparsi della sua vita, ho realizzato veramente la grandezza, la semplicità, l'inestimabile ricchezza di quella vita vissuta fino in fondo. Nei settanta anni che gli sono stati dati per vivere la sua vita, mio padre ha davvero incarnato la parabola evangelica dei Talenti, mettendo a frutto nel modo migliore le sue qualità e lasciando un'eredità immensa a tutti quelli che gli sono sopravvissuti.

Credo di essere riuscito ad accettare la morte di mio padre, seppur con fatica e con grande dolore. Continuo a pensare che se ne sia andato via troppo presto e che avrebbe meritato tantissimo almeno qualche anno ancora per godersi la cosiddetta vecchiaia insieme alla sua sposa e ai numerosissimi nipotini. Ma così non è stato e purtroppo da ciò non si può tornare indietro. Le razionalizzazioni legate alla sua malattia, ai se e ai ma, a tutto ciò che non è stato, preferisco metterle in uno scatolone e chiuderle in uno sgabuzzino. Mi serve molto di più pensare a ciò che mio padre ha vissuto e ha fatto.

Alcuni esseri umani vivono vite di dedizione al fare e al dare, nel senso più ampio e positivo, dal primo all'ultimo giorno. Mio padre è stato uno di questi. Un costruttore di bontà e amore. E io posso solamente ringraziarlo, tutti i giorni finchè avrò coscienza, per tutto quello che è stato capace di darmi, per tutto l'amore e il bene che ha riversato su di me e tutti i suoi figli. Tutto ciò che di buono c'è in me, lo devo a lui e a mia madre.

Mi manchi tantissimo papà. Ma so che ci sei e che sarai sempre qui.
Grazie di tutto. Ti voglio un sacco di bene.

"Where Dreams Are Born", dalla colonna sonora di A.I. Artificial Intelligence, musica di John Williams:

domenica, febbraio 15, 2009

I'm not faded...

Sono qui, non sono sparito in una dissolvenza a nero lenta e inesorabile come quelle che chiudono un lungo film. No, non ancora perlomeno. La mia piccola vita procede e va avanti in mezzo a tante piccole cose, alcune importanti, altre meno, ma comunque procede attiva, viva e direi su un buon sentiero.

Che successe nel frattempo? Vediamo... ah, sì, settimana scorsa ho compiuto 30 anni. Beh, niente male, in fondo sono arrivato a questa sorta di traguardo (imposto dal pensiero collettivo occidentale) abbastanza bene. Li ho festeggiati come si deve, insieme agli amici e alle persone a cui voglio più bene. Come mi sento a 30 anni? Tale e quale a prima. Sento solo un piccolo tremito alla base del capocollo quando vedo la cifra messa nero su bianco, scripta manent. Per il resto, cambia veramente poco. Sono adulto? Può darsi. Sono maturo? Ho seri dubbi. Sono uomo? Per poche cose sì, per molte altre no. Continuo a mettercela tutta per tentare di combinare qualcosa di buono nel tempo che mi è stato dato. Devo ancora fare passi da gigante, su molti fronti, ma non voglio farmi spaventare da questo genere di timori. Una cosa di cui sono certo è che non voglio sprecare il mio tempo e la mia forza nelle cose effimere. Che paroloni stasera... Ouch.

Il tempus fugit è per me poi sempre occasione (e quando mai...) per pensare e riflettere sulla finitudine delle cose. La scorsa settimana volevo scrivere un post su Eluana Englaro e su tutto quello che stava succedendo, ma poi ho preferito rimanere in silenzio e riflettere profondamente con me stesso. Sono tante le cose che vorrei dire, ma per ora mi limito ad osservare che le mie paure sulla convinzione di vivere in un paese ormai alla deriva e sempre più sbilanciato verso il fascismo erano più che fondate. Ormai si gioca a carte scoperte e chi non lo vede è persona cieca ed ottusa. Sono molto, molto, molto preoccupato. Si preannunciano tempi assai difficili e bui. Ma dobbiamo tenere duro.

Tempus fugit. Già. E infatti proprio ieri sera ho visto un bellissimo film che parla del tempo, della vita e della morte, dell'amore e dell'ineffabilità dell'esperienza umana. Il curioso caso di Benjamin Button è tutto questo e anche di più. Una grande storia, come quelle che mi piacciono tanto, incorniciata nella visione magica di un regista che dà il giusto peso alla parola cinema riuscendo ad essere sincero e poetico. Un film pieno di malinconia e di un senso struggente nei confronti della estrema fragilità della vita e delle sue emozioni più profonde, dove mi sono potuto ritrovare pienamente. Nel cinema e nella musica riesco a cullare i miei "struggimenti" e sono sempre molto felice quando riesco a trovare qualcosa, in queste forme d'arte, in grado di farmi da terapia.

L'abisso è sempre pronto ad inghiottire. Ma io sono qui che mi tengo ben saldo, sfoderando un sorriso e uno sguardo deciso, pronto a sfidare qualsiasi tentazione di lasciarmi cadere nell'oblio. Sì, cazzo, io sono qui e sono agguerrito a farmi sotto.

giovedì, gennaio 22, 2009

Un dono semplice

L'altro giorno Barack Obama è diventato ufficialmente Presidente degli Stati Uniti d'America. E' stato un momento molto particolare, oltre che di una portata storica veramente incredibile: vedere tutta quella folla radunata, sorridente e in festa, mi ha fatto sentire bene e ha portato un raggio di luce e di speranza per il futuro, che mai come ora pare incerto e preoccupante. Obama sembra avere tutte le qualità del cosiddetto "Uniter", l'unificatore (come si chiamava Lincoln), e spero davvero che sarà così. Il suo primo discorso da Presidente è stato incisivo e devo dire che assume una forza maggiore se lo si legge su carta. Le speranze del suo paese e del mondo intero ora ricadono quasi totalmente sulle spalle di quest'uomo, ma come ha detto lui stesso, bisogna tirarsi su le maniche e darsi da fare, tutti quanti, nessuno escluso. Il cambiamento può arrivare solo dall'aiuto reciproco e dalla cooperazione.

Tuttavia, il momento più bello della cerimonia, per me, è stato l'intermezzo musicale che ha preceduto il giuramento: un quartetto di musicisti d'eccezione (Yo-Yo Ma, Itzhak Perlman, Gabriela Montero e Anthony McGill) ha eseguito un brano appositamente composto per l'occasione da John Williams, intitolato "Air and Simple Gifts":



La musica a volte vale davvero molto più delle parole. In queste note c'è l'attesa, la contemplazione, la speranza e infine la felicità. Una musica semplice eppure complessa e profonda. E' stato proprio un bellissimo dono, semplice e genuino, che un immenso artista come John Williams ha fatto ad un momento storico e importante come questo.

martedì, gennaio 20, 2009

Torn Apart

Strappato, come una foto, a metà. Sarà strano riabituarsi.
Eppure riesco a trovare un senso.
Ci sono cose che capitano quando meno te lo aspetti. Arrivano, scrutano, vivono e poi se ne vanno.

Cammino lungo il marciapiede, a passo spedito, guardandomi le scarpe. Respiro profondamente, il freddo fa uscire il fumo dalla bocca. Mi riparo quasi tutto il viso con la sciarpa. Sento ancora il profumo che mi ha lasciato, il suo odore. Il ricordo di una sensazione dolce e delicata. L'abisso dello sguardo. Il torrente delle parole dette e scritte. Un'anima in viaggio, spero verso un lido di pace e serenità.

Contemplo, tuffandomi nel mio blu profondo e cercando sempre di trovare la forza di un sorriso in grado di non abbandonarmi mai.

mercoledì, gennaio 07, 2009

Snowed Out!

Il primo post del 2009 si apre con un inno alla neve, che è caduta bianca, silenziosa e davvero copiosa sulla notoriamente grigia e bigia Milano. Stamattina, tutto intorno, era uno spettacolo particolare, lunare ed affascinante. Una delle cose che amo di più quando nevica è ascoltare i rumori ovattati della città, dove si può sentire anche il rumore dei fiocchi che si poggiano a terra.

Come al solito, tiggì e notiziari danno peso solamente allo stress e all'insofferenza dei milanesi, colti alla sprovvista da questo evento atmosferico. Tutti che brontolano e che si lamentano del sale, degli spazzaneve che non girano, dell'automobile incagliata e via dicendo. Bah.

Io stamattina, vista la situazione, sono rimasto a casa. In mattinata sono andato a farmi un giro nel mio quartiere per scattare qualche foto di questa nevicata che certamente ci ricorderemo. Passeggiando, sorridevo come un ebete e mi divertivo come un bambino. A me questa neve ha messo proprio di buonumore. Haiku mauriziano dedicato alla neve:

Cade
lieve e silente,
senza preoccuparsi di nulla,
trasformando ciò che la circonda.
Senza remore o ritegno,
solo per la bellezza
di qualcosa di puro e incantato,
cade e cade,
lenta, lieve, silente.






mercoledì, dicembre 31, 2008

E chiudiamo quest'anno funesto

Arrivati finalmente alla fine di quest'anno bisesto e funesto altrimenti noto come 2008.

Un anno in cui sono successe tante cose, in cui il vortice ha turbinato all'impazzata e mi ha lasciato spesso coi capelli scompigliati e rintronato come non mai. E' stato un anno di eventi tristi e laceranti, un anno di molta riflessione e di sguardi persi nella contemplazione. E' stato un anno di lacrime e di preoccupazioni, un anno di addii e di ritrovamenti. Ma è stato anche un anno dove ho sentito di abbandonare la gioventù e di esser diventato un uomo.

Io cerco sempre di trovare un senso alle cose che mi capitano e di vivere sempre di più con la testa e con il cuore vivi e fermi nel presente, senza rimestare troppo nel passato e senza dovermi preoccupare ansiosamente del mio futuro. Ora sono qui, con la testa tra le mie mani, a pensare e a chiedermi se tutto ciò che ora mi sta succedendo e che ha portato una ventata di novità nella mia vita sarà qualcosa di buono e di bello. Non lo so... ma credo che valga la pena e il dolore di provarci. E allora voglio sorridere, adesso.

In genere gli anni dispari mi portano più fortuna e gioia di quelli pari. Speriamo che sia così per questo 2009. Intanto sarà l'anno in cui girerò la fatidica boa dei 30 anni... e speriamo di arrivarci bene.

Voglio salutare quest'anno difficile ma comunque importante con una nota musicale di gioia e di giubilo, : "Exsultate Justi", brano per coro e orchestra composto da John Williams per il film L'impero del sole di Steven Spielberg.



Buon anno a tutti voi, miei cari amici.