venerdì, marzo 21, 2008

Pickin' up the pieces...

Sto pian piano riprendendo il filo della mia quotidianità e della vita di tutti i giorni. Si tratta di ripartire con la mente, di fare ordine dopo il passaggio della tempesta e di fare un reboot esistenziale con la consapevolezza del nuovo ordine delle cose. Prendere tutti i pezzi rimasti in giro, rimetterli a posto e dire "Ok, si ricomincia".

Ho un paio di meme da adempiere (Marìa e Maria Rita) e prometto che li farò quanto prima. Ho voglia di aggiornare un po' il blog con alcune cose nuove, oltre ad avere molta voglia di scrivere su tanti argomenti. Mi piace che questo piccolo spazio virtuale sia diventato, nel bene e nel male, una sorta di specchio pubblico della mia vita interiore. Ho comunque voglia di dare spazio anche alla mia indole (pseudo)artistica e di tentare di incanalarla qui dentro.

Il mio sguardo è volto all'orizzonte, come quello apparentemente infinito ed enorme dove il cielo ed il mare si incontrano. I miei occhi si posano sulla linea più lontana, caricandosi di speranze e di idee che spingono propulsivamente verso il futuro. Voglio farlo col sorriso e con la consapevolezza di ciò che c'è qui ed ora nel mio presente.

Questa bella canzone di Jovanotti è come un bicchiere d'acqua fresca. Dissetatevi anche voi.


martedì, marzo 18, 2008

Grazie papà


Mercoledi 5 marzo 2008 il mio babbo è volato in cielo. E' così che ora voglio pensare ed è quello in cui voglio credere. Dire addio a un padre a cui si deve tutto e a cui si vuole un mondo di bene è una delle cose più dolorose che possono capitare nella vita. E' un momento che non vorremmo mai vivere. E' capitato tutto molto velocemente e per alcuni versi devo ancora rendermene conto fino in fondo. Ho la grazia di avere una grande famiglia molto unita e questo è un grandissimo aiuto, un conforto davvero prezioso. Siamo tristi, ma nessuno di noi è disperato. Mio padre era una persona gioiosa, piena di vita e il suo spirito è ancora qui, dentro di tutti i suoi figli e tutte le persone di cui ha toccato l'esistenza. Certo, bisogna fare i conti con il dolore della perdita, del distacco fisico, degli spazi vuoti che non sono più riempiti da lui e tutto questo è un dolore enorme. Ma in questo momento sono sicuro che lui è ancora qui e che sarà sempre con me, fino alla fine dei miei giorni.

A voi che non lo conoscevate voglio lasciare questa testimonianza, scritta da mio fratello, che abbiamo letto durante il funerale. E' un tributo che, per quanto possibile, vuole dire che grande uomo è stato il mio papà.

“Mio padre… dovresti conoscerlo!”

Era quello che dicevo e pensavo davvero quando incontravo qualcuno col quale nasceva un’amicizia…Se parlare della propria famiglia è far conoscere le proprie origini, io ero così fiero di poter dire che persona eccezionale era mio padre. E davvero pensavo che sarebbe stato bello conoscerlo direttamente perché le parole ora sono così inadeguate a descrivere in pochi istanti tutto quello che è stato Giuseppe… ma ci provo perché ne sarebbe contento, lui... che di problemi non se ne faceva mai.

Giuseppe è stato molte cose per tanti: un uomo giusto, amato da Dio e dagli uomini, un dono del Cielo, una persona allegra e vitale, e forse proprio per questo molti lo definivano ancora adesso un “ragazzino” per il suo entusiasmo nel fare le cose, nell’incontrare le persone, per il suo modo di scherzare sempre, per il suo modo contagioso di ridere e di far ridere. Il suo spirito è sempre stato giovane anche quando per la quantità biblica di figli e nipoti alcuni scherzosamente l’avevano soprannominato il “Patriarca”.

Nato a Palermo, della Sicilia ha conservato il calore di quella terra, la genuinità dei sentimenti e l’intensità delle passioni, lo spirito d’avventura e la capacità di arrangiarsi, la fierezza e un certo senso comico (e talvolta drammatico) della vita.

Giuseppe, anzi Pippo, è stato innanzitutto un dono per la sua famiglia che ha amato e sostenuto sempre, e dalla quale in fondo non è mai stato separato, tranne che per i suoi viaggi... il primo dei quali forse è stato a tre anni quando senza farsi accorgere dai genitori e senza tanti timori è uscito di casa e ha camminato a zonzo per Palermo per chissà quanto tempo. L’ha ritrovato alla Stazione dei treni un carabiniere e l’ha riportato a casa… Profezia dello spirito d’avventura e della voglia di conoscere che ha sempre animato la sua vita. Amare Pippo voleva dire anche lasciarlo libero di esprimersi, e lui si esprimeva molto liberamente!

Giuseppe ha lavorato tanto, troppo, gli dicevamo spesso, senza capire fino in fondo che per lui quello era il compito principale che Dio gli aveva dato per sostenere la sua famiglia… in fondo ha vissuto e dato la vita per la sua famiglia.

Giuseppe è stato uno sposo d’oro… e qui le parole adatte proprio mi mancano perché dovrebbe dirle mia madre: sette anni di fidanzamento e quarantatré di matrimonio fanno mezzo secolo di vita, di amore, di fedeltà… Ancora poco tempo fa chi li aveva conosciuti appena mi diceva: “Come sono uniti i tuoi genitori! Sembrano una cosa sola, indivisibile”; e noi figli siamo cresciuti respirando questo amore tra loro; e il pane che ci ha fatti crescere e diventare uomini capaci di amare non è stato solo quello materiale, ma anche questo loro amore reciproco e fedele: davvero l’amore genera sempre vita… e Giuseppe amava i bambini, come padre è stato eccezionale, e come nonno ci sapeva proprio fare.

Giuseppe amava la vita, ed era sempre proiettato in avanti… era curioso di sapere sempre cosa c’è dietro l’angolo o dietro la collina, e lo diceva con quel sorriso da ragazzino furbo e amabile.

Giuseppe aveva una fede semplice e profonda, ereditata dai genitori e soprattutto dalla sua cara nonna Rosalia che stravedeva per lui, e della quale citava spesso proverbi e detti siciliani per ogni occasione; una fede cresciuta col tempo anche grazie ad un incontro fondamentale della sua vita con Don Alpino, un prete trentino che lo ha accompagnato per tanti anni facendogli scoprire e amare le montagne, la Bibbia, la Madonna…

Mio padre pregava molto ultimamente, e sempre insieme a mia madre, e non si vergognava affatto della sua fede, come di nulla di ciò che pensava e credeva.

Forse non tutti sapevano della sua malattia e lui certo, nonostante la serietà della situazione, non si considerava affatto un malato, ma anzi, finché ha potuto ha continuato la sua vita di sempre.

A noi figli, accennando al tempo in cui se ne sarebbe andato, facendo il semiserio, diceva: “Quando non ci sarò più direte: ah, nostro padre!…” e lo diceva per prenderci in giro perché sapeva e voleva scherzare anche su queste cose. Non vorrebbe certo adesso che la sua partenza ci lasciasse solo tristezza, proprio ora che ha trovato la vera pace e la vera gioia in Dio… ci vorrebbe, anzi ci vuole allegri come lui, al punto che sulla sua tomba voleva fosse posta una sua foto che lo ritraeva sorridente con la scritta: a presto!

Sì, a presto, papà… Ci mancherai tantissimo, ma intanto guarda che siamo tutti qui raccolti per salutarti e ringraziarti e per ringraziare Dio di averti dato a noi.

Grazie con tutto l’amore e la gioia che ci hai dato e insegnato, e che ora dobbiamo dare agli altri perché la vita continui…

Dal Cielo continua pure a vegliare su di noi, a sorridere, a scherzare, a dare ordini persino a San Pietro… a coccolarci come sapevi fare tu… fino a che ci reincontreremo… ma almeno lì, ti preghiamo: aspettaci e non correre impaziente da un’altra parte, aspetta noi che non siamo veloci come te…

Ti vogliamo bene… Ciao papà!

I tuoi figli.