mercoledì, febbraio 27, 2008

Remains of the day...

Torno a casa dal lavoro ed è mezzanotte passata, dopo una lunga giornata che sembrava non dovesse finire mai... scarico a terra borsa e cappotto, mi levo in fretta scarpe, pantaloni e camicia e mi infilo tuta e maglietta, pregustando il meritato riposo di un sonno ristoratore...

Peccato però che per tenermi su, in sala di montaggio, mi sono ingollato tre bottigliette di Coca Cola e un caffè per mandar giù un rancido panino preso nel pub vicino al mio luogo di lavoro in quel di Cologno Monzese, senza forse ben ricordare che anche la celeberrima Coke contiene appunto caffeina. E' strano, ma solitamente anche se bevo caffè di sera non ne risento, ma ogni tanto capita, come stasera, che l'adrenalina in circolo non voglia fermarsi. E infatti adesso (ore 1.20am) sono ancora sveglio e pimpante, in attesa che il sonno mi vinca per spossatezza, con la consapevolezza che alle 7.30am dovrò già essere in piedi. Ugh.

Nessun problema comunque, mi godo quel che resta del giorno (o della notte?), in compagnia di un po' di musica e di un libro, cercando di tenere lontani tutti quei pensieri che, come molte cose, sembrano diventare ancora più ingombranti e fastidiose attraverso i colori e le ombre della notte.

A voi, nottambuli in veglia oppure viaggiatori già nel regno di Morfeo, dedico allora questo magnifico brano, che è una perfetta "night music" e un ideale accompagnamento per la chiusura del sipario giornaliero: "Exit Music (For a Film)", nella versione jazz di Brad Mehldau.


Pleasant dreams to you all... sia che li facciate di notte o di giorno.

domenica, febbraio 24, 2008

Consonanze sinfoniche

Oggi sono andato ad ascoltare un concerto di musica classica insieme a mia mamma all'Auditorium di Milano. La sempre eccellente Orchestra "Giuseppe Verdi" ha eseguito un interessante programma che includeva il brillante poema sinfonico "Les Préludes" e il Concerto n°2 per pianoforte, entrambi di Franz Liszt, e lo spigoloso ma affascinante Concerto per Orchestra di Bela Bartok.

Mi piace moltissimo andare ad ascoltare concerti di musica classica dal vivo. La mia passione per la musica da film mi ha portato a farmi conoscere l'immenso universo della musica classica e a farmene appassionare in maniera profonda, in particolar modo al repertorio sinfonico per grande orchestra del tardo '800 e del primo '900. E ci sono pochissime cose nella vita che riescono ad eguagliare la assoluta bellezza e il misterioso fascino di ascoltare 70-80 persone che suonano insieme, concertate da un direttore d'orchestra. Lo spettro sonoro ed acustico che possiede l'orchestra sinfonica è qualcosa di sorprendente ed è emozionante riuscire ad esserne testimoni durante un concerto dal vivo.

Io e mia mamma notavamo come il pubblico presente all'Auditorium fosse composto quasi esclusivamente da persone anziane, alcune delle quali davvero molto anziane. Sì, c'erano qua e là alcuni giovanotti sparsi, ma il 90% della platea era di teste dai capelli grigi, se non addirittura d'argento. Non è una cosa che mi stupisce più di tanto, però è un vero peccato che la gente più giovane, oggi, si senta così distante dalla musica classica. Viene vista come qualcosa di antico, accademico, noioso, se non addirittura elitario e snob. Tralasciando ovviamente le menti ottuse di chi addirittura inorridisce o si tappa le orecchie quando sente suonare un violino o un clarinetto, gran parte delle "generazioni più giovani" (lo metto tra virgolette perchè destesto le generalizzazioni e le etichette, soprattutto in questo genere di discorsi) crescono completamente inconsapevoli dell'immenso tesoro artistico presente nel repertorio classico e della ricchezza che può portare a ciascuno. Io credo che gran parte della responsabilità di questa situazione sia da attribuire alle mancanze dell'istruzione scolastica, che è fortemente carente dal punto di vista dell'educazione musicale. Oggi la passione per la musica non viene incentivata, ma è lasciata esclusivamente alla volontà e alla curiosità dei singoli individui. Ma c'è anche la responsabilità di chi ha voluto ghettizzare la musica classica dentro recinti troppo accademici e talvolta aristocratici, allontanandosi così sempre più dalla sensibilità delle persone comuni. Ovviamente non penso che bisogni forzare le persone ad appassionarsi a qualcosa da cui non si sentono coinvolte, ma credo che un po' di guida e di stimoli in più non farebbero affatto male, anche solo come personale "bagaglio" culturale. Poi è chiaro, ogni epoca si mette in contatto soprattutto con la musica del suo tempo ed è sacrosanto che ognuno stabilisca un legame con il genere, gli stili e gli artisti che più sente vicini alla propria sensibilità e alle proprie emozioni, al di là di qualsiasi collocazione cronologica.

Mi rendo conto che, nell'era contemporanea, la musica è soprattutto un prodotto da consumare, un souvenir da portarsi appresso come sottofondo, qualcosa con cui riempire gli angosciosi silenzi che non siamo più capaci di sostenere. E' sempre più difficile pensare solamente di ascoltare la musica senza fare altro, lasciarla assorbire a tutti i pori, farla entrare dentro la mente e le viscere, lasciare che catturi tutte le sensazioni e che comunichi le sue astrazioni. Ed entrare in contatto con qualcosa di più grande e profondo. Leonard Bernstein, che oltre ad essere un eccezionale compositore, direttore d'orchestra e pianista era anche un divulgatore di straordinaria capacità comunicativa, ha detto:
"Music can name the unnameable and communicate the unknowable."
Ascoltare la musica - di qualsiasi genere, stile, epoca, forma o colore, l'importante è che sia buona musica - è qualcosa che richiede tempo. E, si sa, oggi il tempo è qualcosa di prezioso e che sembra assurdo sprecare unicamente nell'attività dell'ascolto. Ma se vogliamo entrare in contatto con le emozioni più profonde che albergano nel nostro animo ed ascoltarle, allora questo sforzo forse bisogna farlo.

Parole sagge

In questi ultimi due giorni mi sono trovato a riflettere, a seguito di una questione familiare, sulla vita, sulla morte e sulla malattia. Ci si sente sempre troppo impotenti di fronte ai grossi ostacoli che i cosiddetti "mali" del nostro tempo ci mettono di fronte. E si affronta la malattia come se si stesse per andare in guerra: si parla di nemico da sconfiggere, aggredire, debellare...

La scienza ci dà enormi possibilità al giorno d'oggi e riesce a curare anche laddove un tempo sembrava impossibile. Mantengo sempre una grande fiducia nel progresso scientifico, soprattutto nel campo della ricerca di cure dei brutti malanni, e credo che essa vada incentivata con grande costanza. Tuttavia, io credo che la grossa differenza, anche quando siamo di fronte al peggiore dei mali, la facciamo noi stessi: è l'attitudine nei confronti del Male che può realizzare una grande svolta. Ed è per questo che stasera (un altro sabato sera che passo a casa, uff...) voglio condividere con voi il pensiero e le parole di Tiziano Terzani, uno scrittore-cronista di enorme talento e un essere umano di grandissima sostanza. Qui Terzani, all'interno di un discorso ampio, parla di ciò che stavo dicendo prima. E alla fine parla di guarigione, che è una cosa ben diversa dalla cura.

Se non l'avete ancora fatto, leggetevi "Un altro giro di giostra". E' un libro meraviglioso.


mercoledì, febbraio 20, 2008

Catching up on various things...

Eccomi qui, dopo più di una settimana di lontananza dalla blogosfera. Il tumultuoso scorrere della vita quotidiana purtroppo mi ha assorbito soprattutto dal punto di vista del lavoro e di altre piccole cose. Inoltre avevo un umore un po' troppo altalenante, che non mi rendeva troppo sereno nel fare ordine tra i pensieri e le idee che mi scorrono nella testa. Quando mi siedo per scrivere qualcosa qui dentro, sento di aver bisogno di avere la mente sgombra, anche se poi magari mi ritrovo a scrivere cose sconclusionate o piene di idee confuse (un po' come stasera, hehe).

L'altro giorno stavo per scrivere un post su quel terribile incidente che c'è stato a Milano giovedi scorso. E' stata una notizia che mi ha scosso parecchio e che mi ha messo addosso una tonnellata di tristezza che non mi aspettavo. Oltre all'idea che su quel tram e su quell'autobus potevo esserci anche io o qualcuno a cui voglio bene, la cosa che mi ha colpito è l'assurdità di quanto è accaduto. Da milanese poi l'ho sentita ancora di più. Guardando le immagini e leggendo gli articoli, mi è venuta da farmi una domanda molto infantile, come quelle che fanno i bambini: "Perchè?". Perchè accade una tragedia simile? Perchè le nostre vite sono così fragili? Perchè il dolore colpisce in modo inaspettato e violento? Mi è venuto da pensare a cosa devono aver provato i due autisti, quello del tram e quello dell'autobus, mi chiedo come si è sentita la gente che era a bordo dei mezzi durante l'incidente... mi veniva quasi da piangere, non so perchè.

Lo scorrere tumultuoso della vita quotidiana dei giorni scorsi mi ha anche fatto riflettere su quanto in soggezione sia del mio umore altalenante. Sarà che sto diventando grande, ma ho focalizzato questa cosa solo di recente. Sono emotivo, temperamentale, mi lascio trascinare facilmente dagli umori e dai malumori che mi attraversano repentinamente testa, cuore e pancia durante il giorno. A volte questa cosa mi crea disagio, perchè poi mi rammarico di certi atteggiamenti che ho (eh, 'sto cazzo di senso di colpa cattolico!). Forse devo solo imparare a guardarmi meglio dentro e a prendermi meno sul serio.

Ho anche capito che mi ero fatto un po' troppo influenzare dalla "spezzacuori", con la quale mi pare di aver ristabilito perlomeno un rapporto di sincera empatia. E' una ragazza che devo ancora capire, tuttavia...

E poi nei giorni scorsi faceva anche un freddo cane, la qual cosa mi ha abbastanza fatto incazzare dopo l'illusione di una primavera in largo anticipo. Ma è ancora inverno, poi!

Quando oggi davmo mi ha scritto chiedendomi che fine avevo fatto, mi ha fatto un gran piacere. Sono felice di condividere questo piccolo spazio con voi amici blogger. Prometto che passerò presto a lasciare un segnetto nei vostri comments. Sappiate comunque che vi leggo sempre, tutti i giorni.

Vi lascio con una canzone che adoro: "Head Over Feet" di Alanis Morissette. E' una splendida dichiarazione d'amore. Spero un giorno di trovare una donna che mi dedichi questa canzone.


"Head Over Feet"

I had no choice but to hear you
You stated your case time and again
I thought about it

You treat me like I'm a princess
I'm not used to liking that
You ask how my day was

You've already won me over in spite of me
And don't be alarmed if I fall head over feet
Don't be surprised if I love you for all that you are
I couldn't help it
It's all your fault

Your love is thick and it swallowed me whole
You're so much braver than I gave you credit for
That's not lip service

You've already won me over in spite of me
And don't be alarmed if I fall head over feet
Don't be surprised if I love you for all that you are
I couldn't help it
It's all your fault

You are the bearer of unconditional things
You held your breath and the door for me
Thanks for your patience

You're the best listener that I've ever met
You're my best friend
Best friend with benefits
What took me so long

I've never felt this healthy before
I've never wanted something rational
I am aware now
I am aware now

You've already won me over in spite of me
And don't be alarmed if I fall head over feet
Don't be surprised if I love you for all that you are
I couldn't help it
It's all your fault

domenica, febbraio 10, 2008

Ventinove

Oggi compio 29 anni. Eh, si invecchia. E si entra nel fatidico e tanto temuto trentesimo anno di vita. Ouch.

Ci sarebbero diverse cose che vorrei scrivere a proposito, ma ora non me la sento. In questo momento sono colto da un velo di nostalgia per gli anni trascorsi e da un po' di timore per ciò che mi attende, ben cosciente che ormai gli anni della gioventù spensierata (?) stanno per terminare definitivamente. E poi non voglio dare tutto questo peso alla pura anagrafe, che è sempre esageratamente sopravvalutata. Come diceva Indiana Jones: "It's not the years, honey, it's the mileage". La strada è ancora lunga (almeno spero) e i kilometri da macinare sono ancora tanti.

I'm not feeling that great, but, whatever. Oggi è il mio compleanno. Tanti auguri a me.

giovedì, febbraio 07, 2008

Sperduti

E' finalmente tornata la mia serie televisiva preferita! Settimana scorsa è infatti cominciata la Quarta Stagione di Lost. La seguo praticamente in contemporanea con la messa in onda statunitense (e non devo spiegarvi come faccio, giusto? Hehe). Dopo un'astinenza di quasi nove mesi dalla fine della Terza Stagione, ecco che posso tornare alla mia settimanale dose di teorie e idee che questo grandioso prodotto televisivo riesce sempre ad offrire. Anche se, alla fin fine, questa serie mi acchiappa sempre e soprattutto per il modo in cui riesce sempre ad affascinarmi attraverso il puro piacere del racconto, catturando la mia immaginazione e stimolando la mia intelligenza come poche altre cose riescono a fare

Al di là del fatto che ne sono appassionato, c'è un'altra connessione tra me e questa serie: il nome del mio blog infatti è in parte stato ispirato proprio da Lost. Sarà che mi ci ritrovo molto nella metafora dell'essere sperduto, come un naufrago in terra incognita, alla ricerca di un senso nelle cose che lo circondano... e forse questo è ciò che mi passava per la mente quando ho aperto il blog.

"Each one of us was brought here for a reason."
"And who brought us here, John?"
"The Island."

mercoledì, febbraio 06, 2008

Spezzacuori

Alcune persone sanno veramente come riuscire a spezzarti il cuore. E quel che fa più male, è che lo fanno riuscendo a rimanere completamente indifferenti. Chiuse nel silenzio e nella negazione anche solo di uno sguardo. A poco serve quindi essere gentiluomini di questi tempi. La gentilezza d'animo non sembra essere più riconosciuta come qualcosa di valore, a quanto pare. E i sorrisi sinceri valgono tanto quanto inutili parole gettate a casaccio per fare conversazione.

Io sono quasi sempre stato un vero disastro con le questioni di cuore, ma devo dire che ho avuto anche parecchia sfortuna sino ad oggi. Non cerco giustificazioni nè compatimenti. Ormai il mio motto sta diventanto "Welcome to the Suck!" in questo senso. Eppure stasera il sentimento che prevale è lo sconforto.

Vabbè, passerà anche questa, dai. Per tirarmi un po' su, vi sparo un po' di Led Zeppelin in tema con l'umore della serata: "Heartbreaker", appunto. Enjoy the music.



Some people cry and some people die
By the wicked ways of love.

But I'll just keep on rollin' along

With the grace of the Lord above.


lunedì, febbraio 04, 2008

Epitaffio di un Paese morente

La metto giù pesante, sì. Ma lo sconforto che mi assale nell'essere testimone della totale degenerazione che l'Italia sta attraversando non mi rende essere capace di guardare al futuro con gli occhi della speranza e dell'ottimismo. "Povera Patria", cantava Franco Battiato nel 1991, e in fondo lui ha già espresso molto meglio di quanto non possa fare io con le mie vuote parole questa idea di sconforto, decadenza e fatiscenza. Ma non ho ambizioni poetiche o letterarie in questo caso, ho solo bisogno di sfogare questa rabbia, questa indignazione che provo nei confronti di un Paese che non amo più, che ogni giorno che passa mostra sempre più il proprio lato peggiore e spaventoso.

La principale causa di questo malessere, anzi, di questo disgusto, è ovviamente la scena politica. Molti dei miei amici blogger e non, hanno già descritto con accuratezza gli eventi deprimenti delle scorse settimane e non voglio tornarci sopra. Quello che voglio solamente sottolineare è che, dopo aver assistito a quelle deprecabili scene nel Senato della Repubblica, ho sentito torcermi le budella, ho avvertito montare la rabbia, per poi sentirmi totalmente sconfortato. Provo a convincermi che, no, non può essere tutto così, quella non è l'immagine riflessa di come siamo fatti tutti noi italiani, non siamo tutti patetici e inutili buffoni...

E poi vedo la tragica, rivoltante situazione dei rifiuti di Napoli e dintorni. La metafora ideale di una nazione che affoga nella propria merda, che è sempre di più e tra poco ci turerà tutte le vie respiratorie. E poi vedo un Presidente della Regione condannato a cinque anni per favoreggiamento che non vuole dimettersi e che offre i cannoli ai giornalisti per festeggiare. E vedo un vecchio Papa rugoso che non parla più di carità, pace e amore e continua a tuonare anatemi, con il placet di finti intellettualoidi reazionari, politici vassalli e vescovi e cardinali che somigliano tanto ai Re Spettri di Sauron. E, last but not least, stiamo per assistere all'eterno ritorno del Nano, che sta per risorgere come Voldemort, più spaventoso e potente che mai.

La rabbia e l'indignazione salgono. E lo sconforto pure.

Mi viene voglia di scappare, di fare le valigie e di costruire il mio futuro da qualche altra parte. Ma lo dico con la tristezza nel cuore. Una volta, i nostri nonni e bisnonni salpavano su una nave ed emigravano in posti lontani con una valigia di cartone gonfia di sogni e la speranza nel cuore. Oggi invece noi dobbiamo fare in fretta e furia i nostri trolley color vaniglia e prendere il primo volo low-cost per la Spagna, la Francia o l'Inghilterra, colmi di rabbia e di incertezza, tentando di sfuggire ad un incubo.