lunedì, settembre 29, 2008

Messaggio promozional-letterario

E' bello veder finalmente realizzato qualcosa che prima o poi sapevi che sarebbe successo.

Conosco Micol da più di dieci anni. E' stata la prima ragazza di cui mi innamorai seriamente. E' una persona che ha sempre saputo leggermi come poche altre ho incontrato fino ad oggi. Mi è stata vicina in momenti difficili. Mi ha fatto scoprire tante piccole, grandi cose. Ed è una scrittrice che sa veramente come mettere insieme le parole e arrivare fin dentro di te.

Insomma, in cuor mio ho sempre saputo che questa ragazza sarebbe presto diventata una scrittrice professionista e che io, un giorno, sarei entrato in libreria e avrei comprato un suo libro. Successe più o meno un paio di anni fa (anche se il suo primo libro, la raccolta di racconti Vienimi nel cuore, me lo diede lei di persona), ma è stato ancora più bello quando settimana scorsa, alla Fnac di Via Torino, mi sono trovato di fronte ad uno stand col suo nuovo libro in bella vista. Hehe, Micol... aspettavo come un bimbo questo giorno e finalmente eccolo qui. E poi il servizio al Tg3, gli articoli sui quotidiani, i dati delle classifiche... che dire se non "aspettavo questo giorno da tempo..."?

101 cose fare a Milano almeno una volta nella vita è un libro che TUTTI i milanesi dovrebbero leggere. E' un'ode ad una città di cui tanti parlano sempre troppo male, soprattutto perchè non hanno il tempo, gli occhi, il cuore per scoprirne la vera bellezza. E' un atto d'amore vero e sincero di chi, come lei che lo ha scritto, ha imparato a vivere con il cuore fino in fondo, anche se a volte fa un po' male. E' un libro per chi vuole imparare a conoscere un po' meglio questa città strana, interrogativa eppure così aperta e disponibile. Non aspettatevi la solita guida per turisti distratti ed affrettati: questo è un libro soprattutto per i milanesi, per coloro che tutti i giorni corrono in metrò e sui marciapiedi, per quelli che tutte le mattine se ne stanno incolonnati soli soletti nella loro auto in tangenziale, per le persone che credono che Milano abbia dentro di sè una specie di magia.

Nei miei tentativi da scribacchino da due lire ho più volte tentato di descrivere e raccontare Milano per come l'ho sempre vista io. Ogni tanto mi sono persino divertito a immaginare un film ambientato in questa città nella quale sono nato e in cui vivo, che la facesse vedere nella sua anima più vera e più bella. Leggendo il libro di Micol mi sono accorto di come lei ci sia già riuscita così bene.

Insomma, se vi capita, ve lo consiglio con tutto il cuore. Fiondatevi in libreria e accaparratevene una copia (altrimenti andate qui e acquistatelo online). Come si dice nelle migliori recensioni, "non ve ne pentirete!". Parola di Mauri.

P.s.: il film tratto da questo libro voglio farlo io :)

martedì, settembre 23, 2008

Flashbaaaack... to tomorrow?

Durante le ultime due settimane mi è capitato spesso di sentirmi come uno dei personaggi di Lost, in particolar modo Desmond, che nel corso della serie acquisisce la capacità di viaggiare avanti e indietro nel tempo con la propria coscienza. Immagino che, a livello di sensazione, capiti forse spesso anche a voi.

Tutto questo parte da Facebook. Grazie a questo ormai indispensabile strumento di social networking, ho ritrovato una buona parte dei miei ex compagni di scuola superiore (è una cosa capitata praticamente a chiunque utilizzi il simpatico FacciaLibro) e mi sono così trovato a riprendere i fili di contatti e amicizie con persone che non vedevo e sentivo da tanto (forse troppo) tempo. Il cortocircuito "alla Lost" è avvenuto quando alcuni di questi miei amici hanno cominciato a postare fotografie di quegli anni: è bastato rivedere certi volti, alcuni posti, una certa luce particolare e la mia memoria e forse non solo quella ha cominciato a viaggiare a ritroso nel tempo, ritrovando sensazioni e stati d'animo che si erano momentaneamente fermati laggiù. Alcune di questi si sono cristallizzati e ora le osservo come si fa con un oggetto fermo, immobile, come una di quelle palle con la neve finta dentro. Altri però hanno ricominciato a pulsare e si sono rivelati nuovamente vivi, palpitanti, come risvegliati da un lungo e meritato sonno.

Ho dei bellissimi ricordi degli anni delle superiori. Ho avuto la fortuna di frequentare una scuola che mi piaceva. Ho incontrato amici speciali. Ho avuto professori fondamentali per la mia formazione. Era una scuola nella quale mi sentivo libero, al mio posto. Parlando con altre persone mi sono reso conto di quanto invece tutto questo non sia poi così ovvio e frequente. Sì, insomma, anche in questo caso, la vita mi ha graziato con una gran bella dose di fortuna.

Non pago di tutte le sensazioni generate da questa improvvisa e dolcissima madeleine proustiana, mi sono messo alla ricerca di vecchie foto degli anni di scuola, da poter rivedere e poi condividere con gli amici. Scartabellando tra la polvere di scatole di scarpe usate come contenitori, sono cominciate a saltare fuori tante altre cose: vecchie lettere, cartoline, biglietti d'auguri... ho dovuto farmi forza per non lasciarmi far travolgere dalla nostalgia, come spesso accade in questi casi, anche perchè non era per quello che mi ero messo a fare questa recherche. Mi sentivo spinto da qualcos'altro, come se fosse una cosa che dovevo fare per un'altra ragione, per qualcosa di più importante. E infatti è saltato fuori un vecchio diario. Anzi, era una di quelle agende che regalano in banca, con la copertina marroncina in similpelle. Quando l'ho vista l'ho riconosciuta subito. Eccolo lì, il contenitore delle mie paturnie adolescenziali. Un diario personale, praticamente il mio blog di allora. Mi sono messo a rileggerlo un po', ovviamente. Alcune cose le ricordavo ancora bene, soprattutto le varie mestizie sentimentali che passavo in quegli anni, in particolare quelle legate alla mia amica Micol (non mi ricordavo di quanto a lungo avessi perso la testa per lei). Altre cose invece mi hanno sorpreso. C'è un pensiero commovente che avevo dedicato al mio amico Marco, strappato improvvisamente alla vita nel 1996. Ci sono alcuni ragionamenti già piuttosto maturi, che formano delle peculiari consonanze con le cose che oggi scrivo qui dentro, a distanza di tredici anni. Ho ritrovato il filo di quel velo di malinconia che spesso mi accompagnava in quegli anni e che a volte sento anche oggi.

Mi sono accorto che, con alcune dovute e ovvie differenze, somiglio ancora moltissimo a me stesso. E questo si è confermato e ricomposto ancora di più quando, lo scorso venerdì, ci siamo ritrovati vìs-à-vìs con gli ex compagni di scuola per una classica e memorabile reunion. Dopo i primi minuti di emozione mista ad una sorta di imbarazzo (dieci anni non sono tanti, ma non sono neanche così pochi), ho rivisto e ritrovato qualcosa di molto, molto familiare. E quando, tornando a casa, la mia testa si perdeva e si ritrovava in riflessioni e pensieri al volante della mia auto, ho capito che tutto questo è accaduto adesso per una ragione precisa. O meglio, sento ora che questo ritorno/ritrovo/ri-unione/rewind assume un senso ancora più bello ed importante per quello che sento in questo momento dentro di me, come raccontavo nel post dei "segnali". Sto cercando di plasmare con le mie mani il futuro e quello che voglio essere nei prossimi anni e comincio ad avere una visione chiara, perchè ora ho ritrovato un contatto emozionale profondo con una parte di me stesso, una parte fondamentale.

Forse sto solo cercando di capire il senso del tempo, passato presente e futuro. In tal caso, è un gran macello, lo so (e infatti guardaunpo' in questo periodo sto leggendo Mattatoio n°5 di Kurt Vonnegut, che parla di un uomo che viaggia avanti e indietro nel tempo, in un modo tale che il senso della sua esistenza viene continuamente rimesso in discussione).

Ok, ok... adesso vado a dormire, sennò mi scoppia la testa... :)

lunedì, settembre 15, 2008

Tarattatà!

Ovvero: sono felice di essere quello che sono.

Sì, ci pensavo poco fa, perchè se mi metto a sorridere come un ebete e mi sento contento quando sento una canzone spensierata e trascinante e mi viene voglia di cantare ad alta voce all'una di notte, allora forse vuol dire che la prendo davvero dal verso giusto, questa vita strana. Sono felice di essere come sono, di essere me stesso, così, dalla testa ai piedi. Certo, ci sono tante cose su cui devo migliorare, lavorare e perseverare... ma qui, deep in my soul, rido e sorrido per quello che sono. Devo dire grazie al mio babbo e alla mia mamma, più che ad ogni altra cosa, e alla fortuna di aver avuto sempre il cibo giusto per la mia anima.

E allora mi metto a cantare taratta-tarattatta-taratatta-ta-tà...

mercoledì, settembre 10, 2008

Signs

E' proprio vero: una volta sinceramente convinti che le cose possano cambiare, arrivano quasi immediatamente i segni che il cambiamento è molto prossimo. Sono segni che indicano che la strada è quella giusta e che si è accettato fino in fondo di percorrere una nuova via.

La vita è strana e sorprendente.

Quello che mi colpisce è che, forse per la prima volta nella mia vita, non sono per niente spaventato o intimorito dal cambiamento, non ho paura di correre un rischio. Lo sento forte perchè è qualcosa che voglio veramente. E traggo molta forza dall'essere consapevole che posso realizzare qualcosa con le mie mani, qualcosa di mio, in cui posso mettere tutto me stesso e farlo perchè mi piace e perchè ci credo. Come canta Ben Harper "I can change the world with my own two hands".

C'è troppa gente che, per una ragione o per l'altra, ad un certo punto decide di scendere a grossi compromessi con la propria vita e le proprie passioni, arrivando alla fine di tutto ad alzare le spalle e a rinunciare, convincendosi che tutto sommato va bene così. Ho capito in questi giorni, forse davvero per la prima volta, che io non sono una di quelle persone. Io voglio seguire quello che sento, qui dentro, a sinistra del torace. E' una scommessa, come tutte le scelte vere e sincere. Ma io ci sto.

venerdì, settembre 05, 2008

In The Flux

E dunque, dopo la pausa estiva vacanziera, sono rientrato a pieno regime nel flusso contorto ed inestricabile della mia quotidianità: lavoro, pensieri, ore di sonno arretrato, musica, elucubrazioni sull'esistenza, progetti per il futuro, ansie e divagazioni sul mio stato d'animo, carestia sentimentale, cazzeggio variegato da internet e via discorrendo. Tuttavia il ritorno a tutto questo è, almeno fino ad ora, molto placido, riflessivo e leggero. E credo sia solo un bene.

Mi godo gli ultimi istanti d'estate, alla ricerca di raggi solari e di pezzi di cielo azzurro, entrambi ormai sempre più rari a Milano, dove la volta celeste cede il passo ad un biancore lattiginoso appena colorato di un pallido turchese. L'autunno incombe pian piano, nell'attesa di esplodere prossimamente nei suoi inimmaginabili colori.

E se tra i miei pensieri sbarluzzicavano idee e lampi nelle scorse settimane, negli ultimi giorni sono attraversato da piccole tempeste che passano ogni volta a rimettere sottosopra le mie idee e i miei piani per quanto riguarda l'avvenire prossimo venturo del sottoscritto. La mente corre, le idee si susseguono e si scavalcano l'un l'altra, il cuore talvolta si mette a battere all'impazzata nella prospettiva di qualcosa che davvero può cambiare. Ed è proprio in questa parola e su questo concetto che voglio puntare tutte le mie energie nei prossimi giorni, settimane, mesi: Change. Le cose devono cambiare, in meglio. Se lo dice Obama per il suo Big Country, allora lo posso pensare anche io per la mia piccola ma densa vita.

Sono l'artefice della mia esistenza, ho in mano tutte i numeri per riuscire a fare davvero quello in cui sento di poter fare la differenza in questo mondo, senza paura e senza timori. E voglio farlo col sorriso, gettandomi propulsivamente in avanti, facendomi scompigliare i capelli dal vento. Voglio spazzare via e tenermi lontano dal pessimismo diffuso, dalle assurde e spesso immaginarie barriere che ci circondano, che condizionano le nostre scelte e il nostro modo di essere. Voglio scansare come peste l'idiozia che ammorba gran parte di questa "civiltà" ipocrita. Voglio pensare in modo radicalmente diverso ed attivo. E' troppo facile convincersi di tutta la schifezza che ci viene buttata addosso quotidianamente e io a questo gioco non ci voglio stare. No, cazzo, non ci sto.

E' tutto qui, nelle mie mani, nella mia testa, nel mio cuore. Devo avere la forza, la fiducia, la volontà, l'intelligenza e l'anima pronta per guardare negli occhi il leone e lanciarmi nella sfida. O almeno, ci devo provare.

I've looked at clouds from both sides now
From up and down, and still somehow

It's cloud illusions I recall

I really don't know clouds at all


Discover Joni Mitchell!