Durante le ultime due settimane mi è capitato spesso di sentirmi come uno dei personaggi di Lost, in particolar modo Desmond, che nel corso della serie acquisisce la capacità di viaggiare avanti e indietro nel tempo con la propria coscienza. Immagino che, a livello di sensazione, capiti forse spesso anche a voi.
Tutto questo parte da Facebook. Grazie a questo ormai indispensabile strumento di social networking, ho ritrovato una buona parte dei miei ex compagni di scuola superiore (è una cosa capitata praticamente a chiunque utilizzi il simpatico FacciaLibro) e mi sono così trovato a riprendere i fili di contatti e amicizie con persone che non vedevo e sentivo da tanto (forse troppo) tempo. Il cortocircuito "alla Lost" è avvenuto quando alcuni di questi miei amici hanno cominciato a postare fotografie di quegli anni: è bastato rivedere certi volti, alcuni posti, una certa luce particolare e la mia memoria e forse non solo quella ha cominciato a viaggiare a ritroso nel tempo, ritrovando sensazioni e stati d'animo che si erano momentaneamente fermati laggiù. Alcune di questi si sono cristallizzati e ora le osservo come si fa con un oggetto fermo, immobile, come una di quelle palle con la neve finta dentro. Altri però hanno ricominciato a pulsare e si sono rivelati nuovamente vivi, palpitanti, come risvegliati da un lungo e meritato sonno.
Ho dei bellissimi ricordi degli anni delle superiori. Ho avuto la fortuna di frequentare una scuola che mi piaceva. Ho incontrato amici speciali. Ho avuto professori fondamentali per la mia formazione. Era una scuola nella quale mi sentivo libero, al mio posto. Parlando con altre persone mi sono reso conto di quanto invece tutto questo non sia poi così ovvio e frequente. Sì, insomma, anche in questo caso, la vita mi ha graziato con una gran bella dose di fortuna.
Non pago di tutte le sensazioni generate da questa improvvisa e dolcissima madeleine proustiana, mi sono messo alla ricerca di vecchie foto degli anni di scuola, da poter rivedere e poi condividere con gli amici. Scartabellando tra la polvere di scatole di scarpe usate come contenitori, sono cominciate a saltare fuori tante altre cose: vecchie lettere, cartoline, biglietti d'auguri... ho dovuto farmi forza per non lasciarmi far travolgere dalla nostalgia, come spesso accade in questi casi, anche perchè non era per quello che mi ero messo a fare questa recherche. Mi sentivo spinto da qualcos'altro, come se fosse una cosa che dovevo fare per un'altra ragione, per qualcosa di più importante. E infatti è saltato fuori un vecchio diario. Anzi, era una di quelle agende che regalano in banca, con la copertina marroncina in similpelle. Quando l'ho vista l'ho riconosciuta subito. Eccolo lì, il contenitore delle mie paturnie adolescenziali. Un diario personale, praticamente il mio blog di allora. Mi sono messo a rileggerlo un po', ovviamente. Alcune cose le ricordavo ancora bene, soprattutto le varie mestizie sentimentali che passavo in quegli anni, in particolare quelle legate alla mia amica Micol (non mi ricordavo di quanto a lungo avessi perso la testa per lei). Altre cose invece mi hanno sorpreso. C'è un pensiero commovente che avevo dedicato al mio amico Marco, strappato improvvisamente alla vita nel 1996. Ci sono alcuni ragionamenti già piuttosto maturi, che formano delle peculiari consonanze con le cose che oggi scrivo qui dentro, a distanza di tredici anni. Ho ritrovato il filo di quel velo di malinconia che spesso mi accompagnava in quegli anni e che a volte sento anche oggi.
Mi sono accorto che, con alcune dovute e ovvie differenze, somiglio ancora moltissimo a me stesso. E questo si è confermato e ricomposto ancora di più quando, lo scorso venerdì, ci siamo ritrovati vìs-à-vìs con gli ex compagni di scuola per una classica e memorabile reunion. Dopo i primi minuti di emozione mista ad una sorta di imbarazzo (dieci anni non sono tanti, ma non sono neanche così pochi), ho rivisto e ritrovato qualcosa di molto, molto familiare. E quando, tornando a casa, la mia testa si perdeva e si ritrovava in riflessioni e pensieri al volante della mia auto, ho capito che tutto questo è accaduto adesso per una ragione precisa. O meglio, sento ora che questo ritorno/ritrovo/ri-unione/rewind assume un senso ancora più bello ed importante per quello che sento in questo momento dentro di me, come raccontavo nel post dei "segnali". Sto cercando di plasmare con le mie mani il futuro e quello che voglio essere nei prossimi anni e comincio ad avere una visione chiara, perchè ora ho ritrovato un contatto emozionale profondo con una parte di me stesso, una parte fondamentale.
Forse sto solo cercando di capire il senso del tempo, passato presente e futuro. In tal caso, è un gran macello, lo so (e infatti guardaunpo' in questo periodo sto leggendo Mattatoio n°5 di Kurt Vonnegut, che parla di un uomo che viaggia avanti e indietro nel tempo, in un modo tale che il senso della sua esistenza viene continuamente rimesso in discussione).
Ok, ok... adesso vado a dormire, sennò mi scoppia la testa... :)
Tutto questo parte da Facebook. Grazie a questo ormai indispensabile strumento di social networking, ho ritrovato una buona parte dei miei ex compagni di scuola superiore (è una cosa capitata praticamente a chiunque utilizzi il simpatico FacciaLibro) e mi sono così trovato a riprendere i fili di contatti e amicizie con persone che non vedevo e sentivo da tanto (forse troppo) tempo. Il cortocircuito "alla Lost" è avvenuto quando alcuni di questi miei amici hanno cominciato a postare fotografie di quegli anni: è bastato rivedere certi volti, alcuni posti, una certa luce particolare e la mia memoria e forse non solo quella ha cominciato a viaggiare a ritroso nel tempo, ritrovando sensazioni e stati d'animo che si erano momentaneamente fermati laggiù. Alcune di questi si sono cristallizzati e ora le osservo come si fa con un oggetto fermo, immobile, come una di quelle palle con la neve finta dentro. Altri però hanno ricominciato a pulsare e si sono rivelati nuovamente vivi, palpitanti, come risvegliati da un lungo e meritato sonno.
Ho dei bellissimi ricordi degli anni delle superiori. Ho avuto la fortuna di frequentare una scuola che mi piaceva. Ho incontrato amici speciali. Ho avuto professori fondamentali per la mia formazione. Era una scuola nella quale mi sentivo libero, al mio posto. Parlando con altre persone mi sono reso conto di quanto invece tutto questo non sia poi così ovvio e frequente. Sì, insomma, anche in questo caso, la vita mi ha graziato con una gran bella dose di fortuna.
Non pago di tutte le sensazioni generate da questa improvvisa e dolcissima madeleine proustiana, mi sono messo alla ricerca di vecchie foto degli anni di scuola, da poter rivedere e poi condividere con gli amici. Scartabellando tra la polvere di scatole di scarpe usate come contenitori, sono cominciate a saltare fuori tante altre cose: vecchie lettere, cartoline, biglietti d'auguri... ho dovuto farmi forza per non lasciarmi far travolgere dalla nostalgia, come spesso accade in questi casi, anche perchè non era per quello che mi ero messo a fare questa recherche. Mi sentivo spinto da qualcos'altro, come se fosse una cosa che dovevo fare per un'altra ragione, per qualcosa di più importante. E infatti è saltato fuori un vecchio diario. Anzi, era una di quelle agende che regalano in banca, con la copertina marroncina in similpelle. Quando l'ho vista l'ho riconosciuta subito. Eccolo lì, il contenitore delle mie paturnie adolescenziali. Un diario personale, praticamente il mio blog di allora. Mi sono messo a rileggerlo un po', ovviamente. Alcune cose le ricordavo ancora bene, soprattutto le varie mestizie sentimentali che passavo in quegli anni, in particolare quelle legate alla mia amica Micol (non mi ricordavo di quanto a lungo avessi perso la testa per lei). Altre cose invece mi hanno sorpreso. C'è un pensiero commovente che avevo dedicato al mio amico Marco, strappato improvvisamente alla vita nel 1996. Ci sono alcuni ragionamenti già piuttosto maturi, che formano delle peculiari consonanze con le cose che oggi scrivo qui dentro, a distanza di tredici anni. Ho ritrovato il filo di quel velo di malinconia che spesso mi accompagnava in quegli anni e che a volte sento anche oggi.
Mi sono accorto che, con alcune dovute e ovvie differenze, somiglio ancora moltissimo a me stesso. E questo si è confermato e ricomposto ancora di più quando, lo scorso venerdì, ci siamo ritrovati vìs-à-vìs con gli ex compagni di scuola per una classica e memorabile reunion. Dopo i primi minuti di emozione mista ad una sorta di imbarazzo (dieci anni non sono tanti, ma non sono neanche così pochi), ho rivisto e ritrovato qualcosa di molto, molto familiare. E quando, tornando a casa, la mia testa si perdeva e si ritrovava in riflessioni e pensieri al volante della mia auto, ho capito che tutto questo è accaduto adesso per una ragione precisa. O meglio, sento ora che questo ritorno/ritrovo/ri-unione/rewind assume un senso ancora più bello ed importante per quello che sento in questo momento dentro di me, come raccontavo nel post dei "segnali". Sto cercando di plasmare con le mie mani il futuro e quello che voglio essere nei prossimi anni e comincio ad avere una visione chiara, perchè ora ho ritrovato un contatto emozionale profondo con una parte di me stesso, una parte fondamentale.
Forse sto solo cercando di capire il senso del tempo, passato presente e futuro. In tal caso, è un gran macello, lo so (e infatti guardaunpo' in questo periodo sto leggendo Mattatoio n°5 di Kurt Vonnegut, che parla di un uomo che viaggia avanti e indietro nel tempo, in un modo tale che il senso della sua esistenza viene continuamente rimesso in discussione).
Ok, ok... adesso vado a dormire, sennò mi scoppia la testa... :)
1 commento:
eccerto che sei fortunato. io se reincontrassi certe mie vecchie conoscenze delle superiori scatenerei una gran rissa. Ma come ho scritto pochi post fa, la rabbia non serve a niente. :) Perciò, ne scatenerei una piccola. Promesso, piccolissima... ^____^'
Zion
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