
L'altra sera ho rivisto Fahrenheit 451, il film di François Truffaut tratto dal romanzo capolavoro di Ray Bradbury. Era parecchio tempo che non gli davo nuovamente un'occhiata e ne sono rimasto ancora molto colpito e coinvolto. Non è un film perfetto, ma è molto, molto potente. Sarà che rimango sempre molto affascinato dalle storie che parlano di personaggi che entrano in crisi profonda e cominciano a rimettere in discussione la propria vita, ciò che gli sta intorno e tutto ciò che è dato per acquisito e scontato... Montag è una bellissima rappresentazione dell'uomo che cerca la libertà, che vuole trovare un nuovo significato alle cose che lo circondano. La sua scoperta della letteratura è raccontata da Truffaut in modo così sentito, intimo e partecipe che non si può non rimanerne colpiti. Le storie che parlano di questi temi mi lasciano sempre addosso una grande commozione. Il film è poi una palpabile, sentita lettera d'amore per la parola scritta, qualcosa che sicuramente Truffaut sentiva in maniera molto profonda.
Il film è colmo di sequenze memorabili - infatti sono rimasto colpito da quanto mi fossero rimaste impresse nella memoria i colori, le atmosfere e quel senso di incombenza che permea tutta la pellicola - e, sebbene proceda molto lentamente e in maniera un po' incostante, rimane un'opera singolare. Ma forse più di ogni altra cosa, Fahrenheit 451 ha uno dei finali più belli e struggenti di tutta la storia del cinema, ossia tutta la sequenza finale, da quando Montag raggiunge il campo degli "Uomini Libro" ("The Book People" nella versione originale) e scopre il loro incredibile segreto, fino alle battute finali sotto la neve. E' una scena carica di poesia, di meravigliosa e malinconica partecipazione emotiva, di struggente bellezza ed armonia visiva, nonchè di immenso lirismo, accompagnata da una delle pagine musicali più alte che il geniale, gigantesco Bernard Herrmann abbia mai composto.
E infatti alla fine del film ero in lacrime. Quando la neve comincia a cadere, dando alla scena un'aura sognante e sospesa, ho provato un senso forte di commozione e di malinconia. C'è veramente qualcosa di magico in questa sequenza, una magia che Truffaut filma con lo sguardo puro e quasi mistico di un bambino. C'è lo struggimento per un'umanità sperduta e in rovina, ma al contempo anche la fiducia in ciò che di buono rimane in alcuni individui... e i meravigliosi accordi sospesi finali di Bernard Herrmann quando compare "The End" lasciano proprio questa duplice sensazione.
Pura magia.
"You don't like books, then."
"Do you like the rain?"
"Yes, I adore it."
Now playing: Bernard Herrmann, "Suite for Strings, Harps and Percussions" from Fahrenheit 451 (Los Angeles Philharmonic Orchestra; Esa-Pekka Salonen, direttore)
Il film è colmo di sequenze memorabili - infatti sono rimasto colpito da quanto mi fossero rimaste impresse nella memoria i colori, le atmosfere e quel senso di incombenza che permea tutta la pellicola - e, sebbene proceda molto lentamente e in maniera un po' incostante, rimane un'opera singolare. Ma forse più di ogni altra cosa, Fahrenheit 451 ha uno dei finali più belli e struggenti di tutta la storia del cinema, ossia tutta la sequenza finale, da quando Montag raggiunge il campo degli "Uomini Libro" ("The Book People" nella versione originale) e scopre il loro incredibile segreto, fino alle battute finali sotto la neve. E' una scena carica di poesia, di meravigliosa e malinconica partecipazione emotiva, di struggente bellezza ed armonia visiva, nonchè di immenso lirismo, accompagnata da una delle pagine musicali più alte che il geniale, gigantesco Bernard Herrmann abbia mai composto.
E infatti alla fine del film ero in lacrime. Quando la neve comincia a cadere, dando alla scena un'aura sognante e sospesa, ho provato un senso forte di commozione e di malinconia. C'è veramente qualcosa di magico in questa sequenza, una magia che Truffaut filma con lo sguardo puro e quasi mistico di un bambino. C'è lo struggimento per un'umanità sperduta e in rovina, ma al contempo anche la fiducia in ciò che di buono rimane in alcuni individui... e i meravigliosi accordi sospesi finali di Bernard Herrmann quando compare "The End" lasciano proprio questa duplice sensazione.
Pura magia.
"You don't like books, then."
"Do you like the rain?"
"Yes, I adore it."
Now playing: Bernard Herrmann, "Suite for Strings, Harps and Percussions" from Fahrenheit 451 (Los Angeles Philharmonic Orchestra; Esa-Pekka Salonen, direttore)
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