martedì, agosto 07, 2007

The Book People


L'altra sera ho rivisto Fahrenheit 451, il film di François Truffaut tratto dal romanzo capolavoro di Ray Bradbury. Era parecchio tempo che non gli davo nuovamente un'occhiata e ne sono rimasto ancora molto colpito e coinvolto. Non è un film perfetto, ma è molto, molto potente. Sarà che rimango sempre molto affascinato dalle storie che parlano di personaggi che entrano in crisi profonda e cominciano a rimettere in discussione la propria vita, ciò che gli sta intorno e tutto ciò che è dato per acquisito e scontato... Montag è una bellissima rappresentazione dell'uomo che cerca la libertà, che vuole trovare un nuovo significato alle cose che lo circondano. La sua scoperta della letteratura è raccontata da Truffaut in modo così sentito, intimo e partecipe che non si può non rimanerne colpiti. Le storie che parlano di questi temi mi lasciano sempre addosso una grande commozione. Il film è poi una palpabile, sentita lettera d'amore per la parola scritta, qualcosa che sicuramente Truffaut sentiva in maniera molto profonda.

Il film è colmo di sequenze memorabili - infatti sono rimasto colpito da quanto mi fossero rimaste impresse nella memoria i colori, le atmosfere e quel senso di incombenza che permea tutta la pellicola - e, sebbene proceda molto lentamente e in maniera un po' incostante, rimane un'opera singolare. Ma forse più di ogni altra cosa, Fahrenheit 451 ha uno dei finali più belli e struggenti di tutta la storia del cinema, ossia tutta la sequenza finale, da quando Montag raggiunge il campo degli "Uomini Libro" ("The Book People" nella versione originale) e scopre il loro incredibile segreto, fino alle battute finali sotto la neve. E' una scena carica di poesia, di meravigliosa e malinconica partecipazione emotiva, di struggente bellezza ed armonia visiva, nonchè di immenso lirismo, accompagnata da una delle pagine musicali più alte che il geniale, gigantesco Bernard Herrmann abbia mai composto.

E infatti alla fine del film ero in lacrime. Quando la neve comincia a cadere, dando alla scena un'aura sognante e sospesa, ho provato un senso forte di commozione e di malinconia. C'è veramente qualcosa di magico in questa sequenza, una magia che Truffaut filma con lo sguardo puro e quasi mistico di un bambino. C'è lo struggimento per un'umanità sperduta e in rovina, ma al contempo anche la fiducia in ciò che di buono rimane in alcuni individui... e i meravigliosi accordi sospesi finali di Bernard Herrmann quando compare "The End" lasciano proprio questa duplice sensazione.

Pura magia.

"You don't like books, then."
"Do you like the rain?"
"Yes, I adore it."


Now playing: Bernard Herrmann, "Suite for Strings, Harps and Percussions" from Fahrenheit 451 (Los Angeles Philharmonic Orchestra; Esa-Pekka Salonen, direttore)

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